Sono passati 92 giorni dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. La guerra continua e il suo epilogo sembra sempre più distante.
La propaganda e l’informazione parziale sono una delle armi principali con cui si combatte il conflitto più mediaticamente esposto della storia. Questa sovrabbondanza di informazioni e notizie, talvolta anche non del tutto corrette, rende estremamente complicata la lettura dell’attuale situazione in Ucraina. Cercando di non rimanere travolti dal turbinio di notizie e informazioni nel quale siamo immersi, tentiamo di far luce sui fatti e sulla reale situazione politica e pratica che coinvolge ormai tutto il mondo.
Ucraina-Russia: posizioni diametralmente opposte
L’unica cosa certa di una guerra è che solo la mediazione può evitare il peggio. I colloqui di pace tra Ucraina e Russia sono iniziati quasi subito, eppure dopo 3 mesi di guerra non si è raggiunto nessun risultato. La motivazione principale sta nelle posizioni diametralmente opposte di Kiev e di Mosca. Zelensky pretende un ritiro delle truppe russe dal suolo ucraino per poter parlare di pace. Il Cremlino, dal canto suo, propone condizioni di pace a proprio favore, forte anche della sua posizione militare sul campo.
Stando a quanto dichiarato, Putin acconsentirebbe a un cessate il fuoco in cambio dell’intero controllo del Donbass, del riconoscimento della Crimea e delle repubbliche separatiste di Donetks e Luhansk. Inoltre l’Ucraina dovrebbe inserire nella propria costituzione l’impegno a mantenersi neutrale da qualsiasi alleanza militare.
Zelensky invece ha dichiarato più volte che non intende cedere nemmeno un centimetro di territorio ucraino alla Russia. Nella sua visione l’unica risposta possibile è la resistenza armata e il proseguimento delle ostilità fino alla ritirata dell’esercito russo.
La guerra sul campo. Chi sta avendo la meglio?
Dal primo giorno di guerra i media occidentali hanno parlato dei piani di Putin in Ucraina come una guerra-lampo, con l’obbiettivo di conquistare l’intero Stato in due settimane. Sebbene non siamo a conoscenza della strategia del Cremlino, è difficile pensare che uno dei maggiori eserciti del mondo abbia potuto sbagliare in modo così evidente le proprie previsioni. Questo però non significa che la resistenza ucraina, sostenuta anche dalle armi della NATO, non abbia sorpreso l’esercito russo. Dopo 3 mesi di guerra la situazione però non è così semplice.
Le forze ucraine hanno respinto l’attacco russo a Kiev e a Kharkiv, ristabilendo il controllo delle regioni delle rispettive due città più grandi dell’Ucraina.
Ma nel Donbass la situazione è ben diversa. I Russi hanno conquistato la città di Mariupol, facendo prigioniero tutto ciò che è rimasto del Battaglione Azov asserragliato nell’acciaieria Azovstal. Inoltre stando alle dichiarazioni del governatore della Crimea, tutti i porti sul Mar Nero sono controllati dalla Russia. Nell’entroterra continua l’avanzata dell’esercito che cinge d’assedio le città di Severodonetsk e Zaporizhzhia.
I russi sembrano non mettere in discussione il controllo delle città ucraine conquistate. Infatti nei territori occupati sarà introdotto il Rublo come moneta ufficiale a fianco della Grivnia ucraina. Inoltre per tutti gli ucraini di queste regioni è stato introdotto un iter semplificato per l’ottenimento del passaporto e cittadinanza russa. Azioni che indicano che i russi sono entrati in Ucraina per restarci.
Intano il blocco dei porti sta causando danni in molti stati del mondo. L’Ucraina è uno dei maggiori esportatori di grano a livello globale. A causa del conflitto le scorte sono bloccate nei magazzini a marcire, impedendo la distribuzione del raccolto e quindi il sostentamento di molti paesi.
L’occidente diviso, ma solo nella teoria
Il mondo occidentale guarda a questa guerra con crescente preoccupazione. Se da una parte gli Stati Uniti sono più che determinati a continuare il supporto militare all’Ucraina, l’Europa sembra indecisa. In particolare Emmanuel Macron, presidente francese, è il più attivo nello scoraggiare un ulteriore escalation militare e più propenso a virare sulla strada del dialogo.
Il punto centrale è la praticità e la domanda che sorge è: “Inviare armi all’Ucraina è davvero la cosa migliore da fare?”. In Italia, ad esempio, è stato condotto un sondaggio statistico sull’opinione degli italiani in merito all’invio delle armi in Ucraina. La maggioranza si è detta contraria a questa politica. Ciò nonostante le armi continuano ad essere inviate in Ucraina dalla NATO, in particolare da Gran Bretagna e USA.
Mentre l’Ue non trova un accordo sull’embargo totale del gas e petrolio russo, le sanzioni già imposte alla Federazione Russa lavorano silenziosamente. Al momento l’economia russa non sembra risentirne ma è solo sul lungo periodo che si scoprirà l’efficacia delle misure adottate.
Le domande sulle politiche sono molte, l’unica certezza è che i morti di questo sanguinoso conflitto si contano a migliaia. L’epilogo di questo oscuro capitolo per l’umanità sembra tutt’altro che vicino e sul mondo ormai da tre mesi aleggia lo spaventoso spettro di un nuovo conflitto mondiale.