Una docente di educazione fisica la settimana scorsa ha impedito alle studentesse del liceo artistico Statale di fare ginnastica indossando i top. Le ha invitate ad indossare felpe o indumenti simili per occultare le forme che avrebbero attirato i maschi. Una motivazione questa che non è stata per nulla ben voluta dagli studenti. Giovedì mattina, i ragazzi e le ragazze si sono dati appuntamento per spiegare che se c’è una cosa da cambiare è lo sguardo che si ha sul corpo della donna.

L’episodio è avvenuto in un liceo artistico di Venezia che nella giornata di oggi ha visto ragazzi di ambo i sessi manifestare per circa un’ora con indosso dei top e uno striscione con su scritto: “Cambiate mentalità, non i nostri vestiti”. La portavoce del Collettivo Polo-Las del liceo in questione, Nina Ingardi, ha spiegato così l’accaduto: “Le ragazze quel giorno hanno cercato di controbattere, spiegando anche che in palestra faceva caldo come d’estate, ma la prof ha ribattuto che il caldo era una scusa per vestirsi in quel modo”. Ha continuato affermando che: “Altre volte è successo che la prof riprendesse le ragazze per com’erano vestite. La scorsa settimana ha detto che dovevano coprire le loro forme altrimenti avrebbero attirato l’attenzione dei ragazzi”.
La preside del liceo, Maria Rosa Cesari, supportando la posizione dei ragazzi ha dichiarato: “Non vogliamo dire il nome della prof, ma ribadire a gran voce che il sistema scolastico preferisce educare alla paura anziché al rispetto. L’abito è espressione di sé e voler controllare come una persona si veste equivale a portare avanti una cultura dello stupro, ovvero una cultura che, in base a come una donna si veste, pretende di conoscere quali sono le sue volontà”.
Il Collettivo Polo Las ha tenuto a precisare come i metodi repressivi abbiano un effetto opposto: “Non esiste un abbigliamento inadeguato, ma un occhio inadeguato, come abbiamo discusso nell’assemblea fatta all’aperto dopo aver appeso lo striscione. La scuola non deve educare a questo tipo di mentalità, ma ad accettare che ognuno possa vestirsi come vuole per esprimere la sua personalità. Questo non va contro all’impegno scolastico”.