Anche nell’estate 2023 le meduse hanno assunto il triste ruolo di vittime. Non come conseguenza di fenomeni naturali, ma dell’incoscienza, o peggio, della crudeltà umana.
Atteggiamento figlio dello specismo
Viste come potenziali pericoli dai bagnanti, spesso queste specie marine sono preda della foga del momento che ha come unico obiettivo quello di estinguere la minaccia che rappresentano. Questo comportamento è frutto della cultura specista che permea la nostra società, secondo cui esisterebbe una gerarchia che vede alcuni animali meritevoli di affetto e cura, e invece altri condannati a morte certa al primo incontro con l’essere umano.
Unita alla visione intrinsecamente antropocentrica che abbiamo del Pianeta, questi presupposti culturali rappresentano un connubio letale per le specie non addomesticabili, come appunto le meduse. Il più delle volte a perpetrare atteggiamenti sbagliati sono individui di giovane età, come i bambini, incitati dalle proprie figure adulte di riferimento ad agire in questa direzione, inconsapevoli che il contenuto del loro suggerimento non è solo diseducativo, ma una vera e propria istigazione a commettere reato.
Quel che ci dimentichiamo però, è che l’uomo, in particolare il bagnante, abita lo spazio marittimo per un tempo e in un’area circoscritti e limitati. Quella che attuiamo è quindi in molti casi una vera invasione dell’habitat di questi animali, il cui ambiente di appartenenza corrisponde allo spazio a noi deputato per il divertimento estivo.
Il ruolo delle meduse
Con la loro attività quotidiana, le meduse compiono un rimescolamento delle acque, concorrendo allo spostamento dai fondali verso l’alto delle sostanze nutritive fondamentai per l’ecosistema marino. Recenti studi hanno inoltre dimostrato che questi organismi, composti al 98% di acqua, sono in grado di fornire un supporto nella risoluzione di problematiche che colpiscono il nostro Pianeta, dall’assorbimento di grandi quantità di CO2, fino alla gestione delle microplastiche.
Il reato di maltrattamento animale
Accompagnano il fenomeno analizzato incoscienza e ignoranza in materia legislativa. La legge 544 del Codice Penale punisce severamente chi “per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale, ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti insopportabili per le sue caratteristiche”, punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con una multa da 5.000 a 30.000 euro. Catturare, schiacciare, lasciare seccare al sole, o buttare nella spazzatura le meduse non è solo un atto crudele e violento, ma è anche reato.
“Eccomi nuovamente a discutere con persone che insegnano ai propri figli che questa è la cosa giusta da fare, che funziona così. È proprio colpa dell’attività umana e del surriscaldamento climatico se si riproducono più in fretta. Ci arroghiamo da sempre il diritto di distruggere liberamente la natura. Quando cogli sul fatto i bagnanti, tutti ad accampare scuse e dichiararsi santi”.
Alessandro Prazzoli, divulgatore e autore del video testimonianza del fenomeno sulle spiagge calabresi
Questi avvenimenti testimoniano il radicamento della tendenza all’omertà e all’apatia che accomunano la maggior parte degli individui nel momento in cui assistono ad un episodio di maltrattamento. L’unico suggerimento che l’educazione familiare dovrebbe veicolare in questi casi è quello del rispetto dell’ambiente, specie animali incluse. È necessario fornire insegnamenti che possano educare alla consapevolezza che la violenza aggravata da futili motivi è un atteggiamento perpetrabile attraverso l’intero nostro operato, che racchiude in sé anche il rapporto con gli altri nostri simili e il male che potremmo arrecare loro attraverso le nostre sconsiderate azioni. E se inneschiamo l’idea che esiste una gerarchia di esseri più meritevoli del diritto alla vita vita di altri, nella battaglia per il podio il senso di civiltà perde, in favore di una primitiva spietatezza.