strappare lungo i bordi

Strappare lungo i bordi: una storia che parla a tutti

Da poche settimane sta spopolando su Netflix la serie animata “Strappare lungo i bordi” del noto fumettista romano Michele Rech, in arte Zerocalcare.  Quella che apparentemente può sembrare una semplice serie animata pensata per suscitare risate esilaranti, in realtà si fa carico di un fine morale tutt’altro che semplice e disinteressato: parlare di un disagio che accomuna una generazione intera.

Le tematiche e i personaggi

Se da una parte la sua visione è in grado di provocare nello spettatore il forte desiderio di imparare a parlare con l’accento romano, dall’altra lo porta a pensare che Zero stia dando voce alle insicurezze che lo hanno sempre spinto a sentirsi come una pecora nera, insicurezze che credeva nessun altro potesse condividere.

Il protagonista di ogni episodio è proprio l’autore della serie, un antieroe vittima di se stesso, tutt’altro che perfetto e geneticamente predisposto a fare sempre la scelta sbagliata. Insieme ai suoi amici storici Sara, sempre pronta a rimproverarlo per la sua lagnante autocommiserazione, e Secco, la cui unica preoccupazione nella vita è quella di mangiare il gelato e scommettere online, Zero appartiene ad una generazione vessata dalle maschere e dalle convenzioni sociali che lo portano inevitabilmente a sentirsi in perenne errore.

La metafora della realtà

Le vittime di questo sistema comunitario crescono con la convinzione di dover strappare perfettamente lungo i bordi quella linea tratteggiata che dovrebbe definire il disegno perfetto della loro vita, idealmente pensata per portare al successo lavorativo, personale e sociale.

Lo scopo di questa serie è proprio quello di ricordare che la vita è fatta di imprevisti, incidenti e scelte sbagliate, che inevitabilmente qualche volta portano a  strappare male i precisissimi bordi che delineano la figura di ciò dovremmo essere. Pertanto Zero vuole ricordare agli spettatori, per mezzo della storia di un uomo ordinario e tutt’altro che eccezionale, che uscire dai bordi fa parte della nostra natura e che evadere dalla paradossale comfort zone creata dall’aspettativa del fallimento è l’unico modo per ritrovare la giusta strada.

La morale

Il protagonista è inoltre convinto che la sua costante incapacità di fare la cosa giusta condizioni il mondo intero e influisca sull’esistenza di coloro le cui aspettative vengono deluse dalla sua incostanza: accusandosi da solo, da una parte non riesce ad assumersi le proprie responsabilità, mentre dall’altra vive schiacciato dal peso di percepire tutte le colpe dell’universo come sue. Grazie a questo meccanismo di difesa Zero si sente autorizzato a continuare a rimanere fermo, sopraffatto dalla portata clamorosa dei suoi potenziali danni.

Descrivendo le proprie insicurezze ad un pubblico internazionale Michele Rech ha voluto dunque dimostrare che prima di potersi rapportare in modo sano e funzionale con il mondo esterno bisogna fare i conti con ciò che risiede al proprio interno.

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