Squid Game

Squid game è la metafora di un’umanità perduta

Squid Game è una serie televisiva sudcoreana scritta e diretta da Hwang Dong-Hyuk. La serie è stata distribuita in tutto il mondo sulla piattaforma di streaming Netflix a partire dal 17 settembre 2021.

Di cosa si tratta?

Diversamente dalle aspettative che potevamo avere nei confronti di un racconto in lingua originale così lontano dal nostro abitudinario, la serie è diventata il contenuto più visto e discusso di Netflix in gran parte del mondo. Si tratta, infatti, di una storia sviluppata straordinariamente e  sovrapponibile a culture lontane da quella coreana con un cast che ha saputo rappresentare storie differenti in un prodotto originale.

Squid Game”, conosciuta anche come “Il gioco del calamaro”, racconta una realtà distopica e mette in scena la disperazione dell’essere umano attraverso colori brillanti e scenografie accattivanti. In un’intervista il regista ha dichiarato di essersi ispirato al celebre dipinto Relativity di Maurits Cornelis Escher per costruire le scale sulle quali si muovono i personaggi del racconto: il suo intento era creare disorientamento nello spettatore attraverso un mancato senso di gravità.

La serie porta in scena le storie di svariati personaggi, uomini e donne, uniti dalla decisione comune di partecipare ad un gioco di sopravvivenza avente come premio l’incredibile cifra di 45.6 milioni di won, pari a circa 33 milioni di euro. La premessa pseudo-utopica è solo una: il premio in palio sarà vinto dall’unica persona che riuscirà a superare i giochi proposti, i quali sono una rivisitazione drammatica e cruda dei classici giochi per bambini popolari in Corea, un contrasto raccapricciante tra la dolce voce narrante dei conduttori degli eventi e la morte violenta degli sconfitti durante queste dure prove.

La colonna sonora

Le scene della serie sono accompagnate da un angosciante colonna sonora: Dies Irae, un canto gregoriano del XIII secolo utilizzato nei funerali cattolici.

Dato il legame culturale di questo canto alla concezione della morte, i compositori di film o serie televisive hanno utilizzato le prime quattro note della melodia per trasmettere all’interno dei loro prodotti multimediali una sensazione di minaccia incombente. Queste quattro note sono state inserite anche ne “Il Re Leone”, in “Guerre Stellari” e in uno dei film horror più visti di sempre, “Shining”. La scelta dei produttori è chiara: donare inconsciamente un senso di tristezza al telespettatore.

L’anello debole: il punto chiave della storia

Il racconto porta alla luce svariate riflessioni interessanti, ponendo uno specchio di fronte allo spettatore. La costante competizione tra i personaggi tenta di far emergere un punto drammatico della nostra società: la competizione. È propria dell’essere umano, emerge fin dalla tenera età e, con l’avanzare degli anni, il premio in palio cambia; cambiano gli obiettivi e lo scopo della vittoria. Nonostante ciò il desiderio di affermarsi e ‘sovrastare’ il prossimo è sempre presente.

Viviamo in una società nella quale fare carriera implica essere in costante competizione, essere “squali” in un mondo frenetico e in continuo mutamento. Una società nella quale l’anello debole, come l’anziano Oh Il-Nam o l’eccentrica Han Mi- Nyeo, è escluso e dimenticato. L’egoismo e il desiderio di potere dell’essere umano rischiano di demolire miseramente chi rimane indietro.

La morale

La metafora dei giochi per bambini spiega alla perfezione il concetto secondo il quale la vita è un gioco nel quale l’essere umano tenta di vivere e sopravvivere attraverso la costante ricerca di vittorie. Coloro i quali scelgono di prendere parte ai giochi devono compiere scelte per la sopravvivenza, le quali risultano più semplici per alcuni rispetto ad altri, al punto tale da non riuscire a seguire le regole.

Vi è un’altra metafora degna di nota all’interno della storia: i caschi delle guardie. Riportano tre simboli del joypad della playstation, è dunque inevitabile scorgere in “Squid Game” un ritratto della nostra società consumistica e capitalista. È proprio qui che potremmo trovare una triste morale nella storia, una riflessione su una società che non cambierà mai, un’umanità che sembra aver smarrito irrimediabilmente la strada.