Una nuova etichetta con scritto “Spesso buono oltre”. E’ questa la proposta di modifica riguardante la norma sul giorno entro cui devono essere consumati gli alimenti che la Commissione Europea ha presentato agli esperti degli Stati membri. La norma era stata annunciata nel 2020 e dovrebbe entrare in vigore nelle prossime settimane.
La nuova scritta andrebbe ad aggiungersi all’attuale dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”. Il provvedimento è voluto per ridurre ulteriormente lo spreco di cibo consentendo una migliore comprensione della data di scadenza degli alimenti.
Secondo un’indagine di Altroconsumo infatti il 63% degli italiani non comprende correttamente il significato delle date riportate sugli alimenti e la differenza fra la data di scadenza e il termine minimo di conservazione.
Nel primo caso si fa riferimento alla targhetta “da consumare entro”, che è un indicatore di sicurezza, mentre il secondo è invece legato alla qualità del prodotto e viene indicato con “da consumarsi preferibilmente entro”.
Con l’indicazione “da consumare entro” il prodotto non andrebbe consumato dopo la scadenza perché potenzialmente rischioso soprattutto per le persone più fragili dal punto di vista dello stato di salute. “Da consumarsi preferibilmente entro” si applica invece ai prodotti non deperibili e consumarli dopo la data di scadenza non espone ad alcun rischio per la salute ma solo a una perdita di gusto, friabilità e croccantezza
Ma cosa si può mangiare dopo la data di scadenza?
Gli alimenti che generalmente possono essere consumati oltre la data di scadenza sono: pasta e riso che possono durare anche mesi dopo la data riportata sulla confezione, così come la farina, purché non abbia tarme o farfalle. I prodotti secchi come biscotti e crackers, ma anche salse e l’olio, se tenuto al buio e al freddo. In generale, quindi, i prodotti da dispensa durano più della scadenza e perdono al massimo la loro consistenza. Alcuni alimenti hanno una scadenza prestabilita dalla legge, come il latte fresco (7 giorni dal confezionamento) e le uova (28 giorni).
Un caso unico è quello del miele.
Nelle confezioni di miele non viene indicata la data di scadenza come per altri prodotti. Possiamo dire infatti che il miele non scade, ovvero non è possibile individuare una data oltre la quale è sempre sconsigliato il suo consumo. Questo perché il miele presenta un basso contenuto di acqua e un alto livello di acidità, rendendolo un alimento stabile, non attaccabile da muffe e batteri.