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Sparatoria in una scuola elementare in Texas: la lobby delle armi vale più dei cittadini

Il facile accesso al mercato delle armi negli Stati Uniti è uno dei temi più dibattuti nell’intero continente americano. La sparatoria in Texas è solo l’ultima delle stragi.

L’incessante approvvigionamento di pistole, fucili e quant’altro provoca un numero di sparatorie di massa e stragi raccapricciante ed in costante ascesa. Il triste caso della Robb Elementary School di Uvalde, in Texas, è solo l’ultimo di una lunga serie che non sembra intenzionata a terminare.

Sparatoria in Texas: armi in mano a un diciottenne

Salvador Ramos ha da poco compiuto diciotto anni. Una delle prime cose che fa, da neo-diciottenne, è acquistare due fucili semiautomatici, per poi postare su Instagram le foto delle armi.

Tre giorni dopo – per motivi ancora sconosciuti – inizia la tragedia. Secondo una prima ricostruzione della CNN, Salvador spara a sua nonna, attualmente ricoverata in gravi condizioni. Successivamente esce di casa, diretto alla Robb Elementary School.

Il ragazzo è preparato per l’assalto. Oltre alle armi, infatti, Salvador indossa un giubbotto antiproiettile. Forzato l’ingresso dell’edificio scolastico, il giovane irrompe in diverse classi, dove apre il fuoco. Barricato dentro la scuola, Salvador viene ucciso sul posto dalla polizia.

Il bilancio dei morti cresce tragicamente nel corso delle ore: sono 21, per il momento, le vittime.

Si tratta di 2 insegnanti e 19 bambini, che hanno perso la vita nella strage. La Repubblica definisce il fattaccio “una nuova Sandy Hook”. Diverse le analogie con il caso di Adam Lanza. Il ventenne che, il 14 dicembre 2012, aveva ucciso 26 persone, tra cui 20 bambini, all’interno di una scuola a Newtown, in Connecticut, dopo aver sparato alla madre.

Questa volta è capitato ad Uvalde. Una cittadina del Texas situata a circa trenta chilometri dal confine con il Messico, abitata da appena quindicimila persone. L’assassino è uno studente liceale della Uvalde High School ed ha appena diciotto anni.

La situazione drammatica negli USA: sempre più sparatorie di massa

La strage, come spesso accade in questi casi, si poteva – e si doveva – evitare. Quantomeno, la probabilità che accadesse – ancora – un evento del genere, poteva essere decisamente più bassa.

Se il responsabile della sparatoria è, oggettivamente, Salvador Ramos, il responsabile dei vari Salvador Ramos, Adam Lanza e così via è il sistema in cui i cittadini statunitensi vivono.

Il governatore del Texas, il repubblicano conservatore e anti-abortista Greg Abbott, appena un anno fa ha firmato l’atto che consente il porto d’armi libero. In questo modo, da settembre, i cittadini dello Stato texano possono circolare liberamente nei luoghi pubblici portando con sé le proprie armi, senza il bisogno di particolari permessi. Il provvedimento, accolto dai più come un ‘trionfo della libertà’, ha dato già un primo, terribile, riscontro con la realtà.

Secondo l’organizzazione no profit statunitense Gun Violence Archive, nei primi 144 giorni dell’anno sono avvenuti 212 assalti armati nei quali si contano almeno quattro vittime. Più stragi che giorni, letteralmente.

Biden contro la lobby delle armi: il solito show dei potenti

Una volta avvenuto il massacro, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden rilascia la seguente dichiarazione:

L’idea che un diciottenne possa entrare in un negozio e acquistare un fucile è sbagliata. Sono stanco, dobbiamo agire e affrontare la lobby delle armi.

Le parole del leader dei democratici sono pienamente condivisibili ma restano, al momento, solo parole. La sparatoria in Texas è solo una delle tante tragedie avvenute in America.

Negli USA, infatti, pistole e fucili non sono semplici oggetti. Si può ben dire che esista, tra i cittadini statunitensi, una sorta di culto delle armi.

Anche l’amministrazione Obama, nel 2015, aveva tentato di far approvare al Congresso alcune leggi per una stretta sulla vendita delle armi, fallendo.

Piuttosto, l’ex Presidente Donald Trump, ai tempi della campagna politica che portò poi alla sua elezione, aveva proposto di combattere il rischio di stragi e sparatorie fornendo più armi a scuole, chiese e uffici pubblici. Tutto ciò per la loro ‘difesa‘.

Tale aspetto dell’identità statunitense si concilia perfettamente con l’enorme mercato militare.

Secondo Il Sole 24 Ore gli USA, nel 2020, costituivano il 39% della spesa totale militare al mondo. Sono 778 i miliardi di dollari investiti.

Anche all’interno del Paese la situazione non cambia.

Un report del Congressional Research Service afferma che, a dispetto di una popolazione composta da 318.9 milioni di persone, negli States circolano 357 milioni di armi da fuoco. Esistono, quindi, più armi che cittadini. 

Il 20% dei possessori detiene il 65% delle armi totali. In generale, negli Stati Uniti vive il 42% dei civili armati del mondo. La lobby delle armi, guidata dall’influente National Rifle Association (NRA), non è ancora stata sconfitta, né ha subito importanti restrizioni.

Certamente le parole di Presidenti, politici o attivisti che siano hanno dimostrato di poter fare ben poco contro un mercato così potente e saldamente intrecciato con la storia e la cultura di un popolo intero. Per ridimensionare il numero dei massacri occorre dunque passare ai fatti.

Le parole di Biden dopo la sparatoria avvenuta in Texas non dovrebbero restare solo parole. Bisogna evitare che si continui con la solita messa in scena dei potenti: polemiche, dichiarazioni incoraggianti e primi, acerbi tentativi di far passare una qualche legge, per poi dimenticare tutto. Pronti per ricominciare con lo stesso show alla prossima, in-evitabile strage.