Dalla Spagna c’è aria di cambiamento: arriva il congedo mestruale per le donne con ciclo doloroso.
“È finito il tempo di andare a lavoro imbottite di pillole e dover nascondere che nei giorni del ciclo patiamo un dolore che ci impedisce di lavorare“. Queste sono le parole pronunciate dalla ministra spagnola delle Pari Opportunità Irene Montero.
Il governo di Madrid sta lavorando in questi giorni per l’approvazione di un pacchetto di leggi incentrate sui diritti delle donne e, nello specifico, volte a tutelare le lavoratrici.
Tra le norme proposte, sembra essere sempre più vicina l’approvazione del c.d. congedo mestruale: se il testo di legge passasse, la Spagna diventerebbe il primo Paese europeo ad accogliere tale innovazione.
Come funziona il congedo mestruale in Spagna
All’interno del disegno di legge denominato “Legge Organica per la Tutela dei Diritti Sessuali e Riproduttivi e la garanzia dell’Interruzione Volontaria della Gravidanza”, sono presenti normative alquanto progressiste.
Dal finanziamento, tramite il sistema pubblico, di contraccettivi, ad una garanzia più estesa del diritto all’interruzione di gravidanza.
La proposta che ha avuto più risonanza mediatica è il già citato congedo mestruale di tre giorni al mese per le donne con un ciclo particolarmente doloroso. La normativa prevede di convalidare il congedo solo in presenza di un certificato medico, quindi di una sindrome precisa e accertata.
La misura in oggetto verrebbe riconosciuta subito, a partire dal primo giorno e per tutta la durata necessaria – per un lasso di tempo variabile a seconda del caso. Tale congedo è previsto, dunque, soltanto per le donne che vivono periodi invalidanti conseguenti a forti crampi ed altri sintomi quali, ad esempio, nausea, vomito e vertigini. Montero, promotrice dell’iniziativa, ha poi precisato che per accedere a questi permessi non sarà necessario aver versato in precedenza contributi alla previdenza sociale. Il congedo sarà interamente a carico dello Stato, per quanto riguarda l’aspetto economico.
L’approvazione del testo di legge è prevista in tempi molto stretti. Incassato già il primo ok da parte del Consiglio dei Ministri in data 17 maggio, il pacchetto normativo è pronto per essere sottoposto ad un secondo passaggio in Consiglio, per poi iniziare l’iter parlamentare con procedimento d’urgenza.
Un esito positivo finale potrebbe rendere la Spagna lo Stato “apripista” per questo tipo di riforme – tanto giuridiche quanto sociali e culturali – che rappresentano grandi passi in avanti per i diritti delle lavoratrici.
Lo stesso premier spagnolo Pedro Sánchez ha commentato, attraverso il proprio profilo ufficiale Twitter: “Avanziamo in femminismo. Le donne devono poter decidere liberamente sulle loro vite“.
La situazione in Italia
Una misura simile al congedo mestruale fu proposta e discussa anche dal Parlamento italiano nel 2016. Essa non è stata approvata.
Nella speranza che la mossa spagnola funga da esempio, Rai News ha intervistato la segretaria confederale della Uil Ivana Veronese. La sindacalista ha dichiarato:
Ci sono cicli mestruali che possono essere invalidanti: il doversi mettere al lavoro con dolori lancinanti è ingiusto. Alcune donne hanno questo problema ed è una questione di salute, un’inabilità temporanea
Ha poi aggiunto:
Non si capisce perché per alcune cose la salute vale e per altre no. Se c’è un certificato medico che avalla la sindrome mestruale va rispettato. Non è che le donne sono eroine e devono andare al lavoro per forza, anche piegate dal dolore“.
Domandandosi come potrebbe essere accolta una legge simile in Italia, Veronese ha commentato:
Noi paghiamo il conto di un Paese ancora retrogrado e culturalmente arretrato. Manca l’apertura mentale. Già è molto l’abbassamento dell’IVA sugli assorbenti dal 22 al 10%.
In conclusione, la Spagna si dimostra ancora una volta una delle nazioni più attente sul piano dei “nuovi” diritti. Pronta ad aggiornare il proprio bagaglio giuridico inseguendo il raggiungimento della parità di genere e l’abolizione delle discriminazioni.
L’approvazione di normative del genere ha avuto il merito di aprire nuovamente un dibattito anche all’interno di altri Paesi europei, tra cui l’Italia. La speranza è che l’immediatezza del il governo spagnolo, venga presa come spunto anche dalle classi politiche degli altri Stati.