Il famoso comico del web, visto recentemente anche su Una pezza di Lundini, è stato denunciato da Piera Maggio, madre di Denise Pipitone.
Alessandro Gori, in arte lo Sgargabonzi, è uno scrittore comico toscano diventato famoso online. Di recente è protagonista di un processo alquanto particolare presso il tribunale di Arezzo.
Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, la bambina scomparsa misteriosamente nel 2004 a Mazara del Vallo, lo ha denunciato per diffamazione ormai sette anni fa. All’epoca il comico era pronto a mettere in scena un suo spettacolo al Circolo Aurora di Arezzo e per pubblicizzarlo aveva fatto uso di alcune frasi – di dominio pubblico – provenienti dal profilo Facebook di Maggio. La donna giudicò tali elucubrazioni offensive verso la sua persona e la situazione che stava vivendo e sporse denuncia.
Da anni lo Sgargabonzi vanta un modesto ma fedelissimo pubblico sul web: tra blog e profilo Facebook se ne contano circa 30mila. Ad accompagnare la sua attività in rete ci sono stati inoltre diversi spettacoli teatrali, tra i quali Jocelyn uccide ancora del 2018.
La chiave del successo di Gori è una brillante miscela di black humor, estetica del grottesco, oscenità ed una sana critica alla cultura italiana. Per gli appassionati il suo registro è apprezzatissimo, nonostante a volte possa apparire scabroso, ma soprattutto comprensibile.
A QUANTO PARE NON A TUTTI
L’originalità dello Sgargabonzi è stata spesso lodata da massimi esperti del settore, come Claudio Giunta, docente universitario e filologo di fame internazionale, che nel 2016 lo definisce addirittura “il miglior scrittore comico italiano”. È evidente però come l’umorismo di Gori funzioni solo all’interno del suo contesto di complicità. Se, come spesso accade oggi – e in Italia particolarmente – le dichiarazioni vengono estrapolate dal contesto, vi è il rischio che vengano travisate e portate in tribunale.
Così Piera Maggio coglie l’occasione per redarguire lo scrittore. Sono tre le frasi che hanno particolarmente offeso l’animo della madre. La prima: “Piera Maggio nuovo volto dello spot Lerdammer”. Un’altra: “Stasera al supermercato ho visto la signora Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, la bambina scomparsa qualche anno fa. Così sono andato a riempirmi il carrello con un sacco di roba e gliel’ho portato, dicendole: …E non voglio più vedere quel faccino triste”. E infine: “Curiosità pruriginose su Denise Pipitone con diapositiva e Simmenthal e Giovanni Falcone il Renato Rascel dell’antimafia”.
L’UDIENZA
Durante l’udienza del 15 novembre il legale di Gori, Niki Rappuoli, ha difeso il suo assistito dicendo che l’intento del comico non era quello di diffamare la famiglia Maggio. Al contrario l’obiettivo era mettere in luce come gli apparati televisivi e mediatici nel nostro paese godano nello strumentalizzare il dolore di una madre per fare audience.
Rappuoli avvalora la sua tesi citando un articolo di Aldo Grasso, giornalista del Corriere della Sera. Sia Grasso che Gori, ognuno con i propri mezzi d’espressione, hanno criticato il cinismo televisivo: Grasso con un articolo di giornale, Gori con un pezzo di umorismo nero, ovvero il registro a lui più congeniale.
Nella prima udienza Rappuoli ha depositato il libro Jocelyn uccide ancora al fine di aiutare il giudice ad approfondire la dialettica comica dello Sgargabonzi nella prossima udienza fissata per oggi, venerdì 19 novembre. A testimoniare inoltre saranno convocati professori universitari ed esperti in materia letteraria per valutare se i testi di Gori siano incriminabili o meno.
E voi che ne pensate: libertà d’espressione o diffamazione?