Cos’è il Sapienza cup? Se vogliamo considerarlo da un punto di vista squisitamente nozionistico, è il torneo universitario più grande d’Italia. Organizzato per la prima volta dall’associazione studentesca Sapienza in Movimento nel lontano 2010 semplicemente perché fino a quel momento non esisteva nel panorama universitario romano un evento del genere, ed è forse per questo che ha avuto fin da subito un grande successo.
Nonostante il format sia cambiato nel corso degli anni, la competizione è sempre riuscita ad attirare l’interesse di centinaia e centinaia di ragazzi, pronti a scendere in campo per difendere l’onore della propria squadra, del proprio corso di laurea o a tifare per il proprio team favorito.
Ma è soltanto questo? Noi di CNC Media abbiamo avuto il piacere di intervistare ai nostri microfoni Valerio Tomassetti e Vincenzo Mancino, gli organizzatori di quest’edizione, insieme a Claudia Caporusso e Valerio Cerracchio, rispettivamente presidente e vicepresidente di Sapienza in Movimento, e Andrea De Rosa, social media manager della pagina Instagram Sapienza_cup.
Sapienza Cup, intervista agli organizzatori
Buonasera a tutti, grazie ancora per esservi resi disponibili a rilasciare delle dichiarazioni per la redazione di CNC Media. Valerio, se tu dovessi spiegare ad una persona che cos’è il Sapienza Cup, come la descriveresti?
Più di 800 persone tra giocatori e giocatrici, 64 squadre ripartite in 8 gironi, pronte a darsi battaglia per conquistare l’agognato trofeo. Secondo me è il torneo più bello del mondo, perché qui si respira un’aria diversa.
Negli altri tornei difficilmente ti può capitare di affrontare una squadra composta da colleghi universitari del tuo stesso canale. Una volta finita la partita ci si confronta con lo staff, con gli avversari, anche solo per lamentarsi degli errori arbitrali. Non c’è un ambiente ostile come magari capita altrove, forse perché è una competizione organizzata all’interno dell’ambito universitario. Questo permette, tra le altre cose, di rafforzare il senso di appartenenza alla comunità Sapienza che è venuto un po’ a mancare durante il periodo di pandemia.
E tu, Vincenzo?
Condivido le parole di Valerio, ogni anno partecipano moltissime squadre e ogni anno siamo costretti a dover dire di no a molte altre per via del numero chiuso. Affrontare colleghi che conosci di vista, che frequentano il tuo stesso ambiente, è estremamente stimolante e ti permette di creare nuove e solide amicizie. Un ragazzo ci ha detto di aver rivisto durante un esame una persona che aveva affrontato nelle fasi a gironi del torneo e di esserne addirittura diventato amico. Partecipare al Sapienza Cup è un’esperienza così pervasiva e totalizzante che i calciatori ci hanno confidato di preoccuparsi maggiormente per la successiva partita del torneo piuttosto che per gli esami imminenti.
Questa è l’undicesima edizione. Da dove nasce l’idea di dar vita ad una competizione in grado di coinvolgere così tanti giovani, considerando che all’inizio c’erano ben 64 squadre?
Claudia Caporusso: L’associazione organizza moltissime attività culturali dedicate agli studenti universitari ma fino al 2010 quelle sportive non erano state propriamente considerate. Si è sentito il bisogno di fare qualcosa a proposito e ci si è detti “Perché non organizzare un torneo di calcio a 5?”, anche per la presenza di campi da gioco nei centri sportivi della Sapienza. Quest’anno abbiamo dovuto respingere a malincuore l’ iscrizione di oltre 40 squadre, il prossimo anno faremo il possibile per aumentare questo numero. Vogliamo dare a più persone la possibilità di partecipare a questo straordinario torneo.
La ripartenza dopo la pandemia
Questa edizione viene considerata apertamente da tutti come quella della ripartenza, dopo due anni di stop forzato dovuto alla situazione di emergenza sanitaria. Voi organizzatori avete incontrato particolari difficoltà?
Valerio Tomassetti: In realtà, sembra quasi che il Covid abbia risparmiato il torneo, abbiamo riempito gli slot per le iscrizioni in tempo record.
Vincenzo: La nostra paura più grande era quella di vedere poche squadre iscritte. La pandemia ha fatto sì che un’intera generazione di studenti universitari iscrittisi alle triennali nel 2019 non avesse mai partecipato al Sapienza Cup, ma la risposta dei ragazzi è stata fantastica, al punto che abbiamo dovuto aumentare il numero iniziale e modificare il calendario e la composizione dei gironi.
Claudia, puoi dirci se le aspettative sugli organizzatori erano alte?
Più che aspettative, temevamo che quest’edizione non potesse avere lo stesso seguito per via degli effetti tragici della pandemia che tutti conosciamo. E invece siamo stati piacevolmente sorpresi perché si è ricreato lo stesso clima degli anni passati, anche migliore se possibile. Vedere il centro sportivo pieno è sicuramente una grande emozione per noi.
Organizzazione e dedizione, le difficoltà di un’evento di simile portata
Sbaglio o c’erano persino dei dubbi sul fatto che fosse possibile disputare il torneo quest’anno? Valerio, quali erano le tue sensazioni?
Valerio Cerracchio: Non sbagli, l’organizzazione del torneo è una fase delicata che richiede mesi di preparazione. Il pericolo della quarta ondata poteva bloccare tutto, ma ci siamo fatti coraggio e abbiamo deciso di provarci.
La nostra preoccupazione successiva è stata quella di trovare membri dell’organizzazione che avessero vissuto in qualche modo le edizioni precedenti, tra cui Vincenzo, al quale abbiamo deciso di affidargli questo incarico e di affiancargli Valerio (Tomassetti), alla prima esperienza di questo tipo.
Possiamo dire che è stata una scommessa vinta, anche se non sta a noi giudicarli ma a tutti coloro che hanno partecipato quest’anno. Per l’anno prossimo cercheremo di rendere il torneo sempre più ampio e inclusivo, dato che oltre agli studenti, partecipano anche dottorandi, docenti e il personale amministrativo della Sapienza.
Ormai il torneo è giunto alla conclusione purtroppo, quali sono stati i punti di forza del format di quest’anno? Se poteste tornare indietro, c’è qualcosa che cambiereste o che magari aggiungereste?”
Valerio Tomassetti: “Sicuramente l’associazione, dai vertici agli associati, ci ha dato una grande mano. Sono sempre stati con noi, come se io e Vincenzo fossimo la loro squadra del cuore, e loro fossero i nostri tifosi riuniti in Curva Sud. Ogni giorno c’erano almeno 10-15 ragazzi, che venivano ad aiutarci anche se non era il loro turno. Per non dimenticare l’entusiasmo mostrato da giocatori e tifosi. Ora che il torneo è quasi terminato, ci mancherà tutto questo.
C’è qualche aneddoto legato al torneo che potete condividere con noi di CNC Media?
Vincenzo: Durante una partita un giocatore ha subito un serio infortunio che non gli permetteva di lasciare il campo, noi non sapevamo cosa fare prima dell’arrivo dell’ambulanza poiché sprovvisti di barella. Oltre a preoccuparci della salute del ragazzo, dovevamo anche cercare di mandare avanti il torneo perché c’erano altre partite da giocare. All’improvviso, abbiamo avuto l’idea di scardinare una porta di legno piuttosto massiccia e, con il consenso dell’atleta, lo abbiamo adagiato sopra di essa e spostato fuori dal terreno di gioco in questo modo.
Quando sono arrivati gli operatori del 118 e hanno visto questa scena non credevano ai loro occhi. Adesso ci permettiamo di riderci sopra perché il ragazzo fortunatamente sta bene, ma sono stati attimi molto concitati. Salutiamo affettuosamente Francesco.
Sapienza Cup e social, un connubio vincente
Ciao Andrea, voi social media manager della pagina Instagram Sapienza cup avete invitato le squadre partecipanti a creare un profilo Ig. Così è stato possibile tenere aggiornati i tifosi, dare maggior visibilità e risalto al torneo e assegnare un premio social alla squadra con la miglior pagina. Come vi è venuta in mente quest’idea?
In realtà è nata quasi per caso. Nell’edizione del 2019 già mi occupavo della gestione della pagina Sapienza_cup, che era stata creata alcuni anni prima. Il tipo di comunicazione, però, era più “istituzionale” rispetto ad ora.
Durante i sorteggi presi la parola e chiesi alle squadre presenti di essere attive sui social, così da poter anche dare nuova linfa alla nostra pagina. A voler essere sinceri, non pensavamo di ottenere tutto questo successo, anche se credevamo fortemente nella bontà di quest’idea. Siamo stati quindi “costretti a dar vita ad un premio social data l’insistente richiesta da parte delle stesse squadre.
Quest’anno, grazie anche alle proposte di Vincenzo e Valerio, c’è stato il vero e proprio boom: su 64 squadre partecipanti, più di 50 hanno apprezzato l’iniziativa e creato un proprio profilo. Ci ha permesso di allargare notevolmente il nostro bacino d’utenza. La nostra pagina ha raggiunto quota 1500 followers, ogni squadra mediamente attiva è seguita da almeno un centinaio di persone.
In questo modo il torneo riesce a farsi conoscere anche al di fuori della Sapienza e di Sapienza in movimento. In aggiunta a ciò, le squadre hanno contribuito a questo sotto molteplici punti di vista, facendo fare ad esempio dei video di incoraggiamento da parte di alcuni personaggi famosi come Lele Adani, Fabio Caressa, Federico Bernardeschi, Francesco Acerbi e Teo Mammucari, a dimostrazione di quanto ci tenessero le squadre. Siamo assolutamente soddisfatti di come sono andate le cose quest’anno su Instagram, ma cercheremo comunque di migliorare il prossimo anno.
Si dice che il premio social sia più ambito della vittoria stessa del torneo, quanto c’è di vero?
A: Per alcune squadre è vero, hanno puntato più a vincere il premio social che il torneo stesso, forse per consapevolezza dei propri limiti tecnici. È anche questo il bello del Sapienza Cup, premiare anche coloro che sportivamente non sono di qualità eccelsa ma che popolano i nostri campi, animano il torneo e contribuiscono a renderlo il più bello del mondo, come diceva Valerio ad inizio intervista.
Un aneddoto per quanto riguarda il lato social?
A: Tutte le pagine sono state incredibili, ciascuna squadra ha dato vita ad un modo originale per comunicare la propria identità sui social. Certamente vedere così tanto interesse e coinvolgimento da parte dei ragazzi non può che averci fatto piacere. Abbiamo assistito a battaglie combattute a colpi di meme, per i quali è stata creata da parte della pagina Sapienza Cup una rubrica chiamata “il sabato del memaggio”, che repostava i migliori contenuti realizzati dalle squadre nel corso della settimana. Per non dimenticare poi il premio per il miglior nome, assegnato dal pubblico attraverso un sondaggio sulle stories di Instagram.
In finale abbiamo conteggiato più di 3200 voti, anche alcuni improbabili provenienti da estetiste di provincia o life stylist.
Ci tenevamo a ringraziare tutti coloro che ci hanno dedicato il loro tempo per realizzare quest’intervista e per aver cercato di far capire che cos’è il Sapienza Cup. Speriamo sia utile soprattutto a chi non fa parte della Sapienza e del mondo universitario romano. Un modello virtuoso, fondato sulla sana competizione e sulla solidarietà tra i giocatori. Senza dimenticare ovviamente la disponibilità di uno staff che fa il possibile per venire incontro alle esigenze delle squadre. Fondamentale anche l’entusiasmo di un pubblico che ha sempre risposto presente ogni qualvolta è stato chiamato in causa.
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