È per il momento ferma in porto la revisione del rapporto Stato-Regioni attuata attraverso l’introduzione dell’Autonomia Differenziata proposta del ministro Calderoli. Come riportato da “La Stampa”, Meloni sarebbe contraria all’attuazione della misura prima delle Europee 2024, inasprendo i rapporti all’interno della maggioranza. E proprio poche ore fa il Servizio Bilancio del Senato ha pubblicato un’analisi del disegno di legge Calderoli, evidenziando la criticità delle disparità di risorse economiche fra le Regioni che rischiano di aumentare le diseguaglianze. Ma quali saranno le conseguenze per la sanità nel momento in cui, eventualmente, questa passerà?
Le criticità del sistema sanitario in regime di Autonomia sanitaria Differenziata
Con l’introduzione dell’Autonomia Differenziata prevista dal Decreto Calderoli le Regioni potranno gestire autonomamente salari, contratti di assunzione del personale sanitario e fondi economici. In una condizione del Sistema Sanitario Nazionale già di per sé precaria e inefficiente, cosa comporta questa modifica?
Anche in assenza di un’ufficiale Autonomia sanitaria Differenziata, i Livelli Essenziali di Assistenza risultano insufficienti nella metà del Paese. La Fondazione Gimbe, ente indipendente che elabora analisi sulla sostenibilità economica del SSN, ha pubblicato un dossier in previsione della riforma, prospettando un sovraffollamento allarmante delle strutture sanitarie del Nord e uno svuotamento di quelle del Sud.
Una gestione autonoma dei fondi potrebbe portare al collasso della sanità meridionale, privata delle entrate fiscali provenienti dalle Regioni economicamente più prospere.
Inoltre, una diversa remunerazione del personale sanitario a seconda della collocazione geografica causerebbe uno spostamento di massa di infermieri e medici verso il settentrione, che si sommerebbe al già critico fenomeno della mobilità sanitaria dei pazienti in cerca di servizi e tempi di attesa accettabili.
La tendenza alla privatizzazione
Maggiore autonomia nella gestione dei fondi rappresenta inoltre un incentivo alla privatizzazione. Negli ultimi anni le scelte dei cittadini sono propese verso prestazioni sanitarie a pagamento, più celeri ed efficienti.
A questa tendenza è corrisposto l’aumento delle spese per la propria cura da parte degli italiani: dal 2019 al 2021 l’incremento delle stesse pari a 2,15 miliardi ha portato ad una spesa totale di 37 miliardi di € (Fonte: Ragioneria generale dello Stato).
La carenza cronica di medici negli ospedali pubblici, unita alla tendenza delle strutture convenzionate a favorire le prestazioni a pagamento, produce come risultato una scelta obbligata per i cittadini: pagare, se si può, o attendere in lista d’attesa.
È inoltre stato approvato dalle commissioni Finanze e affari sociali della Camera l’emendamento che amplia la possibilità di ricorrere a medici a gettone, anche nelle aree mediche che non siano d’urgenza, con una proroga consentita di oltre 12 mesi “in caso di contratti in corso di esecuzione”.
In questo modo la qualità del servizio sanitario è inferiore, perché l’urgenza giustifica la mancanza di controlli approfonditi. Paradossalmente, i costi aumentano:
Medico assunto | Medico a gettone | |
Euro lordi l’ora | 52€ lordi | 87€ lordi (in Pronto soccorso e Anestesia) |
Turni | 6 ore e 20 minuti al giorno per 267 giorni l’anno | 84 turni da 12 ore |
Stipendio annuo | 85.000 € lordi | 85.000 € lordi |
Fonte: Contratto collettivo nazionale di lavoro dell’area sanità
«L’attuazione delle maggiori autonomie richieste dalle Regioni con le migliori performance sanitarie amplificherà le diseguaglianze di un Ssn, oggi universalistico ed equo solo sulla carta. Il regionalismo differenziato finirà per legittimare normativamente e in maniera irreversibile il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute»
Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe
In un contesto di sofferenza delle strutture ospedaliere pubbliche per la mancanza cronica di personale, l’Autonomia Differenziata incomberebbe come una scure sulle già critiche condizioni della sanità pubblica.
Allo stato attuale, si può dire che venga realmente garantito il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione?