Sabotaggio al gasdotto russo Nord Stream: la situazione

Dove si collocano i due gasdotti e che funzione hanno

Diverse esplosioni sono state rilevate nei pressi di Bornholm – isola danese nel mar Baltico – riconducibili alla detonazione di una grande quantità di esplosivi. Le due strutture coinvolte sono gasdotti, di proprietà Gazprom, realizzati con lo scopo di creare un canale di rifornimento diretto tra Russia e Germania.

Sebbene il gasdotto non fosse attivo a causa delle sanzioni inflitte da Berlino, risalenti all’annessione della Crimea da parte della Russia, i danni hanno coinvolto anche la seconda linea del condotto. Questo atto di sabotaggio è oggetto delle più disparate interpretazioni anche in relazione alla fase di stoccaggio del gas che i membri UE stanno attuando per far fronte agli effetti negativi delle sanzioni attuate dagli stessi Paesi europei alla Russia.

Insieme al numero di accuse vola anche il prezzo del gas

Se da una parte il danneggiamento di strutture costate miliardi di euro al Cremlino risulta di difficile comprensione, dall’altra non sarebbe una novità che la Russia utilizzi tali comportamenti come strumento di ricatto politico. Qualora l’azione di sabotaggio fosse riconducibile a Mosca, lo scopo di un simile atto sarebbe quelle di intimorire i Paesi europei e di causare incertezza all’interno dei mercati energetici. Una strategia del genere sarebbe coerente con l’impennata del 20% sul prezzo del gas.

Le accuse lanciate al Cremlino sono state prontamente rimandate al mittente; da parte sua il Cremlino ha paventato una possibile interferenza da parte di Washington. “Se la Russia invade, non ci sarà più un Nord Stream 2. Metteremo fine a questo“, così si espresse Joe Biden nel febbraio 2022, suscitando ipotesi complottistiche sui social. Le parole del Presidente statunitense, al di là di qualsiasi congettura, si riferivano all’astensione dall’utilizzo di tale gasdotto – come effettivamente avvenne – da parte della Germania in risposta all’invasione russa. Mosca, attraverso un’inchiesta per terrorismo internazionale, ha ottenuto una riunione presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nel quale Danimarca e Svezia dovranno fornire i dati raccolti in merito.

I danni ambientali al pari di quelli economici

Le perdite di gas potrebbero cominciare a diminuire già dal 2 ottobre, ma i danni per l’ecosistema potrebbero essere ingenti. Secondo quanto notificato dall’agenzia federale dell’ambiente tedesca, i danni non coinvolgerebbero tanto l’ecosistema marittimo quanto più l’atmosfera. Difatti, se le stime di 0,3 milioni di tonnellate di metano disperse dai gasdotti venissero confermate, esse equivarrebbero all’effetto che avrebbe apportato al cambiamento climatico l’emissione di 7,5 milioni di tonnellate di CO2.

In questa gigantesca scacchiera politica, l’attenzione all’ambiente non ha mai inciso sulle decisioni intraprese dai protagonisti di questa partita interminabile, ragion per cui le ripercussioni di queste dovranno essere affrontate dalle generazioni future, tristemente testimoni di tempi sempre più nefasti.