La Russia ha revocato la licenza di pubblicazione al giornale indipendente Novaya Gazeta. Anna Politkovskaya, firma del giornale che nel 2006 perse la vita in un agguato a Mosca le cui circostanze rimangono avvolte nel mistero, e Michail Gorbacev, che ha contribuito alla nascita di Novaya Gazeta, si rivoltano nella tomba.
La libertà di stampa ha perso ancora, a favore di un’informazione distorta e piegata alle volontà di chi è al governo. In Russia, a quanto pare, non è più possibile dire la verità, raccontare i fatti in quanto tali ed esprimere critiche verso quello che è il vero pensiero unico (e pensare che, da noi, qualcuno parla di pensiero unico quando siamo liberi di esprimere ogni opinione).
Novaya Gazeta è il principale giornale indipendente della Russia. Fondato da Michail Gorbacev nel 1993, da marzo (da quando è iniziata l’invasione in Ucraina, che tutt’ora la Russia spaccia per operazione militare speciale) ha sospeso le pubblicazioni a causa delle disposizioni governative sulla stampa.
Il direttore del giornale, Sergey Kozheurov, che ha assistito alla lettura della sentenza, si è lasciato andare a una risata sibillina. L’ultimo baluardo della libertà di stampa in Russia viene meno con questa sentenza, che di fatto mette una pietra tombale sulla stampa indipendente.
Giornalisti messi a tacere con l’accusa di alto tradimento, come Ivan Safronov (è notizia di poche ore fa la sua condanna a 22 anni di reclusione), o peggio barbaramente uccisi come Anna Politkovskaya, che nel 2006 fu vittima di un agguato a Mosca con la sola colpa di aver raccontato la verità su Vladimir Putin e sulle torture subite dai civili ceceni, sono lo specchio di un paese in cui essere in disaccordo con chi è al potere può costare la vita. Questa non è libertà.