Il registro elettronico cambia l’esperienza scolastica, in peggio

Con il Decreto Legge 95 del 2012 la scuola italiana ha adottato il registro elettronico come mezzo di comunicazione essenziale tra docenti e famiglia, mettendo così in secondo piano la mediazione alunno-genitore tipica di un sistema analogico, che passava attraverso il classico libretto che riportava voti e assenze da giustificare. Dopo più di dieci anni di utilizzo, quali conseguenze hanno riguardato il sistema scolastico?

Il rapporto tra valutazione e studente

La presenza di questo strumento provoca ansia e frustrazione negli studenti, che sperimentano quotidianamente la pressione di poter essere “osservati” in tempo reale da genitori apprensivi e impazienti. Il report “Students” di OSCE riporta che per il 70% degli studenti di medie e superiori l’ansia è un sentimento che accompagna il loro percorso scolastico. E secondo le testimonianze di alunni e professori, il registro elettronico costituisce un ulteriore fattore di peggioramento del rapporto che intercorre tra voto e studente.

I voti sono diventati in questo modo “numeri colorati ingabbiati in una griglia”, la cui media matematica spesso differisce totalmente dalla reale valutazione dell’impegno di un alunno.

“I voti non sono i ragazzi. La stramaledetta media che si mostrano con orgoglio, e di cui discutono nelle chat, è solo un numeretto frutto di un calcolo matematico malfatto. Un ragazzo che è partito dal due ed è arrivato a prendere otto deve avere la stessa media di uno che è partito dall’otto ed è arrivato a prendere due?”

Valentina Petri, insegnante di lettere

Il rapporto tra studente e genitore

Tra alunno, genitore e professore si stabilisce così un rigido rapporto triangolare mediato dal registro elettronico, la cui immediatezza prevale su quella della comunicazione umana, scandita da ritmi diversi. Il rapporto umano subisce così una degradazione, le cui cause sono individuabili nella sostituzione del confronto diretto con una notifica sullo schermo, che nella sua freddezza informa a proposito di tutto senza però dire niente.

“Il registro elettronico è comodo solo perché i professori scrivono i compiti, non usiamo neanche più il diario. Quando prendo un brutto voto, preferirei dirlo io ai miei genitori, che invece controllano il registro ogni giorno appena uscita da scuola”.

E., studentessa di seconda media

I software utili alla scuola si sono moltiplicati negli anni, tanto che ora nessun alunno può più permettersi di non disporre di un dispositivo che gli permetta di accedere al registro, ai vari drive, e molto spesso alla mail di istituto.

“Anche io ho figli e accesso al registro elettronico, ma non ci entro mai, mi fa sentire uno che furtivo allunga le mani dove non dovrebbe. Soprattutto mi mette ansia, e mi domando quanta possa metterne ai ragazzi, monitorati minuto dopo minuto, e poi la media computata da una specie di intelligenza artificiale, coi colori a graficizzare, come fosse l’andamento del Nasdaq. Questo angolo di distopia orwelliana che abolisce libertà e responsabilità, dice il peggio di tutti noi. Altro che Tik Tok: a morte il registro elettronico.”

Mattia Feltri, in un editoriale La Stampa

Il fatto che le applicazioni dedicate alla scuola siano seconde per utilizzo solo ai social per i giovani in età scolastica, coinvolti in una vorticosa inquietudine da refresh, dovrebbe farci riflettere. Dopo più di dieci anni di utilizzo il bilancio finale non nasconde anomalie, tanto che, paradossalmente, lo strumento che vive in funzione dei voti, forse ne meriterebbe uno gravemente insufficiente.