Ha preso il via sabato 11 settembre la raccolta firme online per il referendum sulla depenalizzazione della cannabis, che ha raggiunto 330.000 firme in soli 3 giorni.
Militanti ed esperti, coordinati dalle Associazioni Meglio Legale, Luca Coscioni, Forum Droghe, Società della Ragione e Antigone, avevano deposto il quesito referendario il 7 settembre presso la Corte di Cassazione, raccogliendo il consenso di diversi partiti italiani che da anni portano avanti la battaglia della legalizzazione, come +Europa, Possibile, i Radicali e Sinistra Italiana.
L’obiettivo è 500.000 firme – da effettuare esclusivamente online – da raggiungere entro 20 giorni, secondo quanto previsto dalla legge. I social hanno rilanciato la petizione a gran voce, arrivando a risultati esorbitanti in pochi giorni. “Un risultato straordinario ma non sorprendente – ha infatti commentato Marco Perduca, Presidente del comitato promotore – La firma digitale ha dato un senso anche politico ai social. E proprio sui social la cannabis è conosciuta e apprezzata tanto quanto se ne criticano le proibizioni”.
Il quesito è uno, ma propone tre interventi legislativi: in primo luogo l’abolizione dell’inciso “coltiva” nell’art. 73, comma 1 che punisce le condotte di spaccio, andando così a depenalizzare la coltivazione; in secondo luogo l’eliminazione della pena detentiva per le condotte illecite relative alla cannabis, andando così ad intervenire sulla rilevanza penale ma mantenendo le sanzioni pecuniarie. In ultima istanza il quesito propone di eliminare la sospensione della patente di guida – e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori – prevista per l’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente, ma lasciando le altre tipologie di sanzioni, quali il ritiro del passaporto o il ritiro del permesso di soggiorno per i cittadini non comunitari.
Il dibattito sulla legalizzazione della cannabis va avanti da decenni e divide sia i cittadini che i partiti perché tocca trasversalmente più materie, dalla sicurezza pubblica alla criminalità organizzata.
Da un punto di vista economico la legalizzazione della cannabis gioverebbe allo Stato italiano perché aumenterebbe di diversi miliardi di euro il gettito fiscale che attualmente va alla criminalità organizzata; oltre al fatto che sostenendo lo sviluppo dell’industria della canapa si agevolerebbe lo sviluppo della green economy.
La cannabis, come ormai è noto, è usata in ambito sanitario per diverse patologie, ma la coltivazione da parte dei pazienti è illegale, e gran parte delle dosi per uso sanitario sono importate dall’estero a costi smisurati per lo Stato italiano.
Il grande consenso che sta avendo la raccolta firme delinea un grande cambiamento da parte della cittadinanza che esige porre fine all’approccio proibizionista, a favore di una svolta culturale e normativa.