Raggiungeremo la parità di genere nel 2154

Per arrivare alla parità di genere, procedendo con i ritmi attuali, il mondo ha bisogno di 131 anni. È l’amara constatazione che emerge dal nuovo rapporto del World Economic Forum sul tema: vi si sottolinea che, se dopo il peggioramento registrato durante la pandemia si è ora tornati ai livelli precedenti, il ritmo dei progressi ha frenato.
In particolare, nel 2023 la parità di genere nel settore economico e delle opportunità è diminuita rispetto all’anno scorso, mentre nel settore politico i miglioramenti sono stati poco significativi, tanto da far definire l’attuale una fase “di stallo”. L’Islanda si conferma al primo posto per il rispetto dei vari parametri considerati, seguita da Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda e Svezia. Se il ritmo del cambiamento è stagnante, secondo il rapporto, questo dipende dalle “crisi mondiali convergenti” che rallentano i progressi.
Il divario complessivo tra i generi si è ridotto di 0,3 punti percentuali rispetto all’edizione dello scorso anno. L’anno di raggiungimento dell’uguaglianza di genere previsto rimane quindi lo stesso dell’edizione 2022: il 2154.
Il progresso complessivo nel 2023 è in parte dovuto alla riduzione del divario nel livello di istruzione, con 117 Paesi su 146 indicizzati che hanno colmato almeno il 95% di tale divario. Nel frattempo, il divario nella partecipazione economica e nelle opportunità si è ridotto del 60,1% e quello nell’emancipazione politica solo del 22,1%. La parità è progredita di soli 4,1 punti percentuali dalla prima edizione del rapporto nel 2006, con un rallentamento significativo del tasso di variazione complessivo.
Al ritmo attuale, ci vorranno 169 anni per la parità economica e 162 anni per quella politica.
Il Rapporto globale sulla disparità di genere, giunto alla 17a edizione, analizza l’evoluzione delle disparità basate sul genere in quattro aree: partecipazione economica e opportunità, risultati scolastici, salute e sopravvivenza ed emancipazione politica.
L’indice mantiene traccia dei progressi compiuti per colmare questi divari a partire dalla prima edizione del 2006. Inoltre, esplora l’impatto dei recenti shock globali sulla crisi della disparità di genere nel mercato del lavoro. L’Islanda, in testa alla classifica da 14 anni, è l’unico Paese ad aver colmato oltre il 90% del divario di genere.
Sebbene nessun Paese abbia ancora raggiunto la piena parità di genere, i primi nove classificati hanno colmato almeno l’80% del loro divario. Rispetto all’edizione del 2022, L’Europa supera il Nord America registrando la più alta parità di genere di tutte le regioni, con il 76,3%. Un terzo dei Paesi della regione si colloca tra i primi 20 e oltre la metà (56%) ha raggiunto almeno il 75% di parità.
I progressi sono tuttavia eterogenei: 10 Paesi, guidati da Estonia, Norvegia e Slovenia, hanno registrato un miglioramento di almeno 1 punto percentuale, mentre altri 10 Paesi – tra cui Austria, Francia e Bulgaria – hanno registrato cali di almeno 1 punto percentuale. Il Medio Oriente e il Nord Africa rimangono la regione più lontana dalla parità, con il 62,6% del divario di genere colmato. Ciò rappresenta un calo dello 0,9% della parità rispetto all’ultima edizione. Emirati Arabi Uniti (71,2%), Israele (70%) e Bahrein (66,6%) hanno raggiunto la parità più alta della regione, mentre cinque Paesi, guidati da Bahrein, Kuwait e Qatar, hanno aumentato la loro parità dello 0,5% o più.