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Proteste in Kazakhstan: tagliato internet e dichiarato lo stato di emergenza

Un gruppo di manifestanti ad Almaty, la capitale economica del Kazakhstan, ha fatto irruzione oggi nel palazzo che ospita l’ufficio del sindaco della città. Il climax delle proteste che imperversano per il paese negli ultimi giorni a causa dell’aumento dei prezzi del gas e della benzina.

Da giorni per le strade della città asiatica di Almaty e in tutto lo stato kazako imperversano le proteste contro il rincaro dei prezzi del gas e della benzina. In un paese già provato economicamente dalla pandemia queste ultime notizie hanno scatenato la furia dei cittadini. Secondo le fonti locali sarebbero in migliaia a partecipare a queste proteste.

La polizia ha provato a disperdere la folla con lacrimogeni e granate stordenti, senza però riuscire nell’intento. Molti manifestanti, secondo quanto riportato da Ansa, si sarebbero impossessati di scudi e manganelli della polizia facendo sfociare le proteste nella violenza. Sarebbero centinaia al momento i feriti, molti di loro facenti parte delle forze dell’ordine. Proprio le forze dell’ordine si trovano in una situazione di indecisione: in diverse città del Nord-Ovest dello stato, i poliziotti si sono rifiutati di arrestare i manifestanti dichiarandosi “dalla parte del popolo”.

Il presidente del Kazakhstan, Kassym-Jomart Tokayev, ha promesso una risposta dura contro i disordini in corso nel Paese: ”Come presidente sono obbligato a proteggere la sicurezza e la pace dei nostri cittadini” ha detto alla televisione Kazaka, specificando che intende “agire nel modo più duro possibile”.

In diverse parti del paese è stato dichiarato lo stato di emergenza con annesso il coprifuoco dalle 23 alle 7. Inoltre è stata tagliata la connessione ad internet per evitare l’organizzazione dei protestanti. Per cercare di calmare gli animi il presidente sta lavorando per ripristinare un prezzo equo dei beni di prima necessità, ma le rivolte sembrano ben lontane dall’essere sedate.