L’allarmante fenomeno dello Sharenting ha recentemente sollecitato la Francia a sviluppare una regolamentazione volta alla tutela dei diritti d’immagine dei minori, talvolta messi a rischio da un gesto tanto superficiale quanto disinvolto dei genitori stessi, come quello di pubblicare video e immagini che li vede protagonisti di situazioni non sempre propriamente condivisibili.
L’abitudine tipica del genitore vittima di iper-condivisione consiste nella pubblicazione costante sui propri canali social dei dettagli privati dei propri figli, dalle foto dell’ecografia fino a video di momenti buffi o imbarazzanti, alimentando così la presenza online di un sempre più aggiornato catalogo aneddotico della vita personale della propria creatura.
L’Assemblea Nazionale francese nelle scorse settimane ha approvato all’unanimità un progetto di legge per garantire ai bambini il diritto alla loro immagine e privacy, troppo spesso minato dall’attività social dei propri genitori. La decisione di condividere un contenuto in cui il minore è protagonista, grazie a questo provvedimento, potrebbe essere sottoposta alla valutazione di un giudice avente la facoltà di vietarne la pubblicazione nel caso in cui mancasse il consenso dell’altro genitore. A “danno già commesso”, nei casi di grave violazione della privacy di un minore causata dalla diffusione di un’immagine che lede gravemente la sua immagine o dignità, i genitori saranno passibili della revoca della responsabilità genitoriale sui diritti di immagine dei propri figli.
«Il messaggio per i genitori è che il loro compito sia anche quello di proteggere la privacy dei figli. In una società sempre più digitalizzata, il rispetto della privacy dei minori è ormai imprescindibile per la loro sicurezza, il loro benessere e il loro sviluppo»
Bruno Studer, deputati di Renaissance che ha presentato il disegno di legge
Per comprendere l’entità del fenomeno, potrebbero esserci utili alcuni dati. Secondo uno studio australiano, il 50% delle foto che circolano sui forum pedopornografici, sono state prese dalle pagine social dei genitori che le hanno condivise.
Secondo Children’s Commissioner for England «In media, i minori compaiono in 1.300 fotografie pubblicate online prima dei 13 anni sui propri account, o su quelli di genitori e parenti». Inoltre, il fenomeno dello Sharenting è strettamente connesso ai furti di identità, tanto che entro il 2030 quasi i due terzi dei casi di questi illeciti cagioneranno danni a soggetti minorenni.
Diverse analisi testimoniano come questa tendenza alla condivisione smisurata impatti sullo sviluppo emotivo e psicologico dei bambini, i quali rischierebbero di sviluppare un’incapacità nel distinguere il piano della realtà virtuale da quello intimo e familiare.
«Lo Sharenting è un fenomeno mette a rischio l’identità digitale del minore e, quindi, la corretta formazione della sua personalità. Tutte le volte in cui la diffusione delle immagini del minore non sia da questi condivisa, rischia di creare tensioni anche importanti nel rapporto tra genitori e figli»
Pasquale Stanzione, Garante per la privacy
E in Italia?
Secondo uno studio di Rivista italiana di educazione familiare, il 68% di un campione composto prevalentemente madri con figli di età compresa tra 0 e 11 anni, pubblica abitualmente foto dei propri figli online. Il 30% condivide le stessi immagini anche su gruppi pubblici con un bacino di utenza ben più ampio. La tendenza si ridimensiona al crescere dell’età del figlio, come se la condivisione smodata fosse diritto inalienabile del genitore, ma solo fintanto che il diretto interessato rimanga anagraficamente impotente di fronte alla scelta imposta.
A novembre 2022, l’Autorità Garante per i diritti dell’infanzia ha posto la problematica all’attenzione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, senza però ricevere un riscontro.
Anche se i dati risultano freddi e impersonali, e le conseguenze appaiono decisamente remote rispetto alla nostra personale esperienza, è bene tenere allenata la consapevolezza in merito a questi atteggiamenti approssimativi, che possono avere riflessi indelebili sul futuro di un bambino che vorrebbe disporre della facoltà di comportarsi come tale, quanto meno nel rifugio dell’intimità familiare.