Gli episodi di avvelenamento segnalati nei licei e nelle scuole medie del Paese a partire dallo scorso novembre. Il leader Khamenei: “Se sarà dimostrato, gli autori verranno severamente puniti”
Martedì 7 marzo, il Viceministro dell’interno iraniano Majid Mirahmadi, mediante un comunicato ufficiale trasmesso dalla televisione di Stato, ha affermato che sono stati compiuti diversi arresti per i misteriosi casi di avvelenamento di studentesse che hanno sconvolto il Paese. Mirahmadi non ha fornito dettagli sul numero di persone arrestate né sulle procedure adottate nell’inchiesta che hanno portato alla loro identificazione.L’Ayatollah Khamenei, durante la cerimonia della Giornata della piantagione degli alberi, ha commentato: “Se l’avvelenamento delle studentesse verrà dimostrato, gli autori di questo crimine saranno severamente puniti. Non ci sarà alcuna amnistia per queste persone”.
Di cosa si tratta
A partire dal novembre scorso, in quattordici scuole femminili di quattro diverse città iraniane, oltre cinquemila studentesse, hanno accusato sintomi quali nausea, tosse, difficoltà respiratorie, palpitazioni o stati di sonnolenza acuta, che hanno comportato anche il ricovero in ospedale, a causa di un avvelenamento da composti chimici.
I primi casi sono stati segnalati subito dopo l’inizio delle proteste nazionali a seguito della morte per mano della polizia morale iraniana della ventiduenne curda Mahsa Amini avvenuta dopo il suo arresto per presunta violazione del severissimo codice di abbigliamento riservato alle donne dal governo.
Nonostante nei canali ‘istituzionali’ iraniani si sia cercato di ridimensionare le vicende degli avvelenamenti come fatti casuali e inspiegabili o come sfortunate coincidenze, molti media locali hanno avanzato l’ipotesi che si sia trattato di avvelenamenti colposi compiuti da movimenti estremisti religiosi tanto che il vice-Ministro della Salute Younes Panahi ha successivamente confermato che gli avvelenamenti sono stati intenzionali.
Le reazioni internazionali
Il mistero ha scatenato molte preoccupazioni e richieste immediate di intervento da parte delle autorità internazionali. “Non c’è dubbio che siamo davanti a qualcosa di ben organizzato e capillare. Com’è possibile che l’intelligence iraniana, una delle più forti al mondo, che ha basato la sua esistenza sul controllo spietato delle vite dei suoi cittadini, che da un like su Facebook arriva a scoprire la storia di tuo cugino dissidente, non sia ancora in grado di dare una spiegazione? O sono loro i colpevoli di questi raid, o comunque fanno comodo”, commenta Mahmood Amiry-Moghaddam, fondatore della Iran Human Rights di Oslo.
Non sono pochi a credere che le guardie dell’Ayatollah attacchino i licei femminili in quanto rappresentano il luogo in cui è nata la rivoluzione delle donne iraniane. Le ragazze istruite sono maggiormente informate e consapevoli, di conseguenza possono rappresentare una vera e proprio fonte di pericolo per il governo. Un professore di una scuola maschile di Teheran ha infatti commentato: “Puniscono il cuore del cambiamento come avvertimento: per ora non vi ammazzo, ma posso farvi del male, sono più forte di voi”.