Durante la riunione del Comitato olimpico internazionale a Mumbai, il presidente del Coni Giovanni Malagò ha comunicato che la nuova pista da bob in Veneto, progettata per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, non verrà costruita. Il governo avrebbe infatti indicato di individuare una pista alternativa per le competizioni di bob, slittino e skeleton, anche all’estero. Il progetto della pista si sarebbe sviluppato in due fasi: una prima di riqualificazione della vecchia esistente – inaugurata nel 1923 e chiusa nel 2008 – e una seconda di costruzione della nuova. L’infrastruttura, dal futuro incerto, sarebbe costata intorno ai 120 milioni di euro e ci sarebbero state ripercussioni ambientali. Senza la pista, Cortina potrà ospitare le sole due specialità di curling e sci femminile, e il villaggio olimpico sarà progettato per ospitare meno posti dei 1400 inizialmente previsti.
I vantaggi ambientali dell’opzione estera
Le soluzioni alternative proposte finora sono state Innsbruck, in Austria, per la quale è previsto un progetto dai costi elevati e dall’alto impatto ecologico; Cesana, in Piemonte, dove è presente una pista esistente per la quale erano stati spesi 110 milioni in occasione di Giochi di Torino 2006; St. Moritz, in Svizzera, in cui si trova una pista naturale poco lontana dal confine italiano, che risulterebbe essere finora la scelta più probabile.
Per le Olimpiadi invernali, il governo ha finora stanziato 3 miliardi e 600 milioni di euro e diversi altri tagli sono già stati fatti. Sia il pattinaggio di velocità, inizialmente previsto a Baselga di Pinè in Trentino, che le gare di hockey 2 femminile al Palasharp di Milano, si terranno nelle strutture temporanee di Fiera di Rho, Milano. L’assegnazione del progetto all’Italia nel giugno 2019 era motivata anche dall’attenzione nei confronti dell’Agenda 2020, secondo cui non dovrebbero essere costruiti impianti permanenti se non esiste un piano in per il futuro, in linea con la sostenibilità ambientale. Per questo motivo le sedi di gara previste sono per la maggior parte esistenti o temporanee.
Gli svantaggi per l’indotto economico italiano
La mancata realizzazione della pista a Cortina comporterebbe da una parte un risparmio economico e una limitazione degli interventi invasivi per l’ambiente. Dall’altra, rappresenterebbe un’occasione di mancato guadagno per un evento internazionale che genererebbe un indotto economico di oltre 3 miliardi per la sola Lombardia come affermato dal presidente di Confcommercio Sangalli, e di mancata costruzione di infrastrutture e stanziamento di investimenti per le zone interessate. Tuttavia, la scelta di una meta estera potrebbe essere comunque coerente, se a livello organizzativo e ambientale si ottenessero risultati migliori.
I pareri contrastanti della visione nazionale e internazionale
Le opinioni in merito allo stop del governo sono risultate divergenti, come anche quelle nate dall’ipotesi della costruzione della pista in Veneto: diversi esponenti del Partito Democratico, tra cui il sindaco di Milano Sala, si sono detti contrari al progetto e concordi con la scelta dell’esecutivo, che è stata approvata anche dal principe Alberto di Monaco, presidente della Commissione sostenibilità, in quanto in linea con la lotta al cambiamento climatico. Mentre di altro avviso è il presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro, che sottolinea come le infrastrutture costruite per le Olimpiadi sarebbero andate «a supporto delle attività produttive» con «vantaggi alla collettività e all’economia veneta anche ben dopo gli eventi correlati alle gare». Protestano anche il sindaco di Torino Lo Russo e l’assessore allo Sport della Regione Piemonte Ricca, che afferma: «La decisione di scegliere l’estero come location per il bob olimpico è insensata e deleteria per l’intero evento. L’opzione di un bob svolto in Piemonte è l’unica che garantirebbe l’integrità di Giochi olimpici interamente italiani».
«Vedo che c’è chi esulta perché il bob non c’è più a Cortina. Vorrà dire che qualcuno farà un sacrificio e ci daranno qualche disciplina olimpica al momento non prevista» ha commentato Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto. «Meglio tardi che mai. Sono mesi che i cittadini del territorio denunciavano l’enorme spreco di risorse e la distruzione di ettari di bosco per un impianto il cui futuro sarebbe stato sempre incerto» ha detto Rachele Scarpa, deputata PD della circoscrizione veneta comprendente Cortina e membro della Commissione Ambiente della Camera.