Perché in Italia ci sono pochi stadi di proprietà?

In Italia le squadre professionistiche che possiedono uno stadio di proprietà sono 6 su 100, il 6% del totale. Si tratta di:
Juventus, Atalanta, Udinese, Sassuolo, Frosinone e Albinoleffe.
Quattro delle squadre elencate giocano attualmente in Serie A, ciò significa che solo il 20% degli stadi del massimo campionato italiano è di proprietà dei club. Tutti i restanti stadi sono d’appartenenza del comune ospitante, con l’unica eccezione per lo Stadio Olimpico di Roma, di proprietà del CONI.

La situazione nel resto d’europa
Negli altri top campionati europei la situazione è molto diversa dalla nostra, con la Premier League che conta 15 su 20 squadre, la Liga Spagnola 16 su 20 e la Bundesliga 16 su 18. Meglio di noi fanno anche Olanda e Portogallo. Mentre il massimo campionato francese conta gli stessi stadi di proprietà dell’Italia, 4.
Il grande squilibrio tra l’Italia e il resto dei campionati europei sugli stadi porta ad una grande differenza sull’aspetto legato ai ricavi. Dalla tabella di seguito si può dedurre una sproporzione importante tra la Serie A e le altre leghe di riferimento

*Dati ricavi in milioni di euro su 2017/18
**Dati riempimento stagione 2017/18
Fonte: Report Lega Serie A

Nell’ultima stagione giocata e completata con stadi sempre aperti, quella 2018/2019, in Premier League le squadre hanno ricavato 600 milioni di euro dagli stadi, La Liga 365 milioni di euro, la Serie A 200 milioni di euro, 83 dei quali fatti registrare della sola Juventus.

Il modello Juventus
La squadra di Torino, la prima a completare con il suo Juventus Stadium (ora Allianz Stadium) un progetto di proprietà, è un esempio perfetto. I ricavi derivati dallo stadio sono aumentati del 600% dal 2011, anno di apertura del nuovo impianto, e le attività ad esso legate pesano per il 13% sul fatturato della società.

Il problema della burocrazia
Uno dei fattori che nel più delle volte incide per la mancata costruzione di nuovi stadi è dovuto al lunghissimo iter burocratico. In Italia infatti bisogna superare ben 7 fasi e riuscire a convincere 5 differenti soggetti per dare il via ai lavori. In Spagna e Francia bastano due autorizzazioni da massimo due enti pubblici.
In teoria tutto l’iter burocratico dovrebbe avere una durata di circa un anno. Tuttavia, nel più dei casi le tempistiche si prolungano fino a 3-4 anni.

Un esempio è quello dello Stadio della Roma, con una vera epopea vissuta finora. In attesa dal 2014 il progetto ha visto cambiare ben 3 sindaci diversi e 2 proprietà del club. La possibile svolta decisiva è del 3 ottobre 2022 quando il Comune di Roma ha ufficializzato l’inizio dei lavori per lo stadio. Si parla di fine 2024 per la posa della prima pietra, con inaugurazione già nel 2027.

Sul tema è intervenuto anche il Presidente della FIGC, Gabriele Gravina, il quale ha dichiarato come: “Siamo un po’ legati da un’eccessiva burocrazia e una scarsa intraprendenza della parte privata. Il tema degli stadi è attuale, il domani è ora e non possiamo più perdere terreno se vogliamo recuperare tutto quello che abbiamo perso.”