Per il governo cinese non esistono madri single: un problema politico e culturale

Recentemente il governo cinese ha deciso di sospendere la politica dei due figli, concedendo così alle coppie di avere un ulteriore figlio. Nella decisione, presa nell’ottica di risollevare il tasso di natalità attualmente in calo, resta comunque assente una figura: quella della madre single. Sebbene non esista una legge che vieti esplicitamente alle donne di partorire al di fuori del matrimonio, non sono previsti comunque assegni governativi per le cure mediche e il congedo retribuito, assicurati invece alle donne sposate. 

L’unica regione in cui le madri single possono richiedere un sostegno economico al governo è la provincia del Guangdong, confinante con Hong Kong.

Con l’aumentare del livello dell’istruzione e della popolarità degli ideali femministi, il numero di madri non sposate è cresciuto di conseguenza: nonostante non esistano dati precisi, una ricerca di All-China Women’s Federation stima circa 19.4 milioni di madri single – incluse vedove e divorziate – presenti in Cina nel 2020. Inoltre, il numero di bambini nati al di fuori del matrimonio si aggira intorno al milione.

Esistono invece dati più precisi e decisamente indicativi in relazione al numero di matrimoni: secondo il governo, nel 2020 a sposarsi sono state 8.1 milioni di coppie, il numero più basso mai registrato dal 2003.

Zou Xiaoqi, madre single residente a Shanghai, ha deciso di lottare per il riconoscimento del proprio status. In seguito ad una causa e due ricorsi persi, a marzo la donna ha visto depositati inaspettatamente sul suo conto degli assegni da parte del governo. La gioia è durata però poche settimane, poichè il governo cinese ha deciso di ristabilire la vecchia normativa.

Oltre al contesto legislativo e governativo, un ulteriore ostacolo è quello culturale: molti genitori trovano incomprensibile e non appoggiano la decisione delle figlie di partorire al di fuori del matrimonio. In risposta, le donne in questione insistono affermando “puoi sposarti o abortire, perché non dare alle persone il diritto di una terza scelta?”.

L’intera situazione ben rappresenta il paradosso di un Paese così avanzato e dominante dal punto di vista economico e tecnologico e, in modo inversamente proporzionale, così arretrato sul piano dei diritti umani.