Una storia capace di lasciare un segno indelebile, grazie alla sua carica ribelle. La vicenda di Peppino Impastato è una di quelle che ci consente di assistere alla metamorfosi attraverso cui le storie delle persone comuni entrano a far parte della Storia, nata sulle ceneri di esistenze condotte nel segno del riscatto.
Chi era Peppino Impastato
Peppino Impastato nasce a Cinisi, in provincia di Palermo. È figlio di Luigi Impastato, mafioso e cognato del capomafia del paese Cesare Manzella. Il suo destino sembra segnato dall’appartenenza alla mafia ma, contro ogni previsione, la sua vita riesce ad intraprendere una strada diversa.
A 15 anni, dopo aver assistito all’assassinio dello zio, rompe il legame con la famiglia affermando che
«Se questa è mafia, io per tutta la vita mi batterò contro»
Ha inizio la sua militanza antimafiosa. Impastato diventa simbolo della lotta all’omertà, e la sua voce strumento di denuncia. Nel 1977 fonda Radio Aut, attraverso cui racconta apertamente le attività malavitose che opprimono la città di Cinisi. Con un registro satirico, Impastato racconta “Mafiopoli”, cittadina nelle mani criminali del sindaco colluso con il boss mafioso di Cosa Nostra Gaetano Badalamenti. Una storia vera, narrata mediante pseudonimi che alludono senza mezzi termini ai veri responsabili della vicenda.
«Peppino fu una figura un po’ anomala, nel provare a sconfiggere le dinamiche mafiose, né un magistrato, un’istituzione o un carabiniere, bensì un giovane, figlio di un mafioso. La sua è una rottura storica e culturale che si instaurò già all’interno della propria famiglia».
Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato
L’assassinio e il depistaggio
Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 viene assassinato, ma il suo omicidio passa in secondo piano: nelle stesse ore viene ritrovato il cadavere di Aldo Moro, rapito 55 giorni prima dalle Brigate Rosse.
Impastato viene tramortito, e il suo corpo è fatto saltare in aria con una carica di tritolo sui binari della ferrovia Palermo-Trapani. Le prime indagini ipotizzano che Peppino sia rimasto vittima di un suo stesso tentativo di preparazione di un attentato.
Dopo due archiviazioni del caso, solo nel 2001 il mandante dell’omicidio Gaetano Badalamenti viene condannato all’ergastolo. L’inchiesta sul depistaggio delle indagini successive all’omicidio è ancora in corso.
Quella di Peppino Impastato è una storia di riscatto, ma dal sapore amaro. È la storia di un uomo estraneo all’indifferenza, le cui parole riecheggiano anche dopo quasi mezzo secolo, ricordandoci che
“Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!”