Sacchi patentino FIGC

Patentino UEFA: quando allenare diventa un privilegio

Le parole di Sacchi sull’ottenimento del patentino UEFA pro riecheggiano per i corridoi di Coverciano come un urlo disperato per un sistema da rinnovare totalmente.

L’appello di Arrigo assume un’importanza determinante poiché tale problematica non era ancora mai stata posta alla stampa mainstream. La questione, tuttavia, è ben nota agli addetti ai lavori.

Come riportato dall’ex mister rossonero, se allenatori come lui, Mourinho, Zeman e Klopp avessero iniziato ad allenare in Italia con le regole vigenti, non avrebbero potuto ottenere il patentino.

L’ascesa verso la grande scala del calcio a San Siro di Sacchi, partito ad allenare a 27 anni il Fusignano in seconda categoria, non sarebbe stata perciò possibile e con essa la rivoluzione messa in atto al calcio italiano.

Il caso di Ancelotti junior pone molte domande sul sistema attuale per avere il patentino Uefa

Uno dei grandi paradossi raccontati da Sacchi in questa intricata situazione è Davide Ancelotti, allenatore in seconda del padre Carlo. A fianco del padre ha vinto l’ultima edizione della Champions League al Real Madrid oltre che tre titoli nazionali in Germania.

Il portiere madridista Thibaut Cortouis definì ininfluente l’assenza prevista di Ancelotti contro il Chelsea, vista la presenza del figlio Davide, confermando il valore dell’attuale viceallenatore del Real.

Nonostante i riconoscimenti arrivati col tempo nei confronti di Davide,  probabilmente la sua carriera avrebbe incrociato ben altre strade. Per fortuna la sua tenacia l’ha portato a superare la bocciatura a Coverciano, spostandosi in Scozia pur di ottenere il patentino UEFA.

Un sistema basato sull’esclusività che va contro i fondamenti dello sport

Un sistema come quello attuale rinnega il motto ‘’ il calcio è di tutti coloro che lo amano’’, portando una variabile discriminatoria che trascende dal merito. Questa situazione ha già creato delle cerchie elitarie dannose per questo sport, escludendo a priori possibili corsisti validi.

Facendo un parallelismo con lo scenario politico, se per Draghi ai tempi delle presidenziali non sembrava essere un problema trovare un lavoro da sé, le preoccupazioni della FIGC per gli ex giocatori non portano a pensare lo stesso.

Come asserisce Zaccheroni, in sostegno alle dichiarazioni di Sacchi, i criteri scelti dalla FIGC per ottenere il patentino UEFA sembrano essere interessati maggiormente a sistemare i volti noti del calcio italiano, precludendo possibilità ai nuovi Sacchi od ai nuovi Mourinho di emergere.

Il punto di maggiore criticità sta nella totale assenza di parametri oggettivi che possano identificare un profilo idoneo all’ottenimento della certificazione. Gli unici parametri considerati rimandano esclusivamente ad una mera questione di carriera.

Tale avvertimento non solo dovrà avere seguito, in quanto espresso da una delle voci più autorevoli del mondo del calcio europeo. Sarà infatti importante che funga da monito alle figure di competenza sulla pericolosità dei meccanismi innescati fino ad ora.