Parigi capitale cibo

Parigi si è autoproclamata regina mondiale del cibo: “siamo la capitale della cucina”

La mostra si sviluppa su un percorso illustrativo di cinque sezioni, ognuna delle quali descrive non solo come i ristoranti siano stati concepiti come li riconosciamo attualmente proprio nella capitale francese ma in particolare come Parigi abbia generato alcuni dei piatti più riconosciuti al mondo come il millefoglie, il croissant, il macaron, la baguette, e molti altri stendardi della cucina francese.

Nella mostra sono state ricostruite alcune delle cene più rilevanti della storia, a dimostrazione del come queste siano state e continueranno a essere un punto fondamentale dell’umanità.

I passaggi storici sono definiti ed il percorso permette di riscoprire anche le arti della tavola, altro savoir-faire francese ma c’è ancora qualcosa che manca a questo racconto

“Parigi capitale della gastronomia” O almeno questo è quello che recitava il manifesto all’ingresso della Conciergerie a Parigi, conclusasi il 16 luglio.

La mostra ribadisce il primato francese in ambito culinario con le sole Londra, New York e Tokyo come competitor. Ma non manca qualcuno?

L’Italia riuscirà sicuramente a sopravvivere a quest’esclusione ma è paradossale che, a neanche un mese dalla mostra parigina, la cucina italiana sia stata candidata “Patrimonio Unesco”.

Che l’eccellenza culinaria del Bel Paese sia riconosciuta in tutto il mondo non è certo un mistero e non sarà di certo una mostra a lederne la credibilità, ci si chiede piuttosto come si riesca ad evitare deliberatamente di citare il Paese che più di tutti fa della cucina una virtù.

“Uno stesso piatto preparato in decine di modi diversi, anche nella stessa città, nelle contrade, nelle frazioni. C’è una filiera di capacità e professionalità uniche e differenti. E tutto questo va valorizzato, illustrato, promosso, perché vale, perché fa la differenza. Parlando della nostra cucina parliamo dell’Italia» così si è espresso Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e Sovranità alimentare.

È proprio la valorizzazione di cui parla il Ministro Lollobrigida che permetterebbe all’Italia di non veder snobbato il proprio nome quando si parla di settori in cui è maestra come la cucina.

A confermare questo trend di fiducia non sono gli stessi italiani con un’auto-sviolinata ma l’OMS e la FAO che hanno indicato la cucina francese come non sostenibile a differenza di quella italiana.

“Quello che legittima la reputazione e il prestigio gastronomici della città è senza dubbio la durata e la longevità”, questa la dicitura della mostra parlando del primato francese in termini culinari, dal 1378 fino alle innovazioni culinarie di oggi.

Forse dare un nome e spezzare una lancia in favore di chi quell’egemonia l’ha terminata da tempo ed ora convive con la consapevolezza di essere tra i migliori incute un certo timore oltralpe.