Le minacce “oltre i confini” secondo Orbán
La maggiore preoccupazione di Orbán sembra essere il percorso di multietnicità che l’Occidente sta intraprendendo da svariato tempo, generando, a suo avviso, un pericolo per l’identità nazionale dei Paesi membri. Il discorso ha assunto una piega complottista quando il premier ungherese ha insinuato che tra le motivazioni per cui l’Occidente stia appoggiando le forze di Bruxelles vi sarebbe l’obbligo di accoglienza nei confronti dei migranti, favorendo, a suo dire, la sostituzione etnica europea.
Tralasciando i continui rimandi a teorie cospirative con protagonista George Soros, l’approccio di Orbán è un problema enorme per l’Unione Europea, la quale spesso si ritrova in difficoltà trattando con Paesi con governi di estrema destra ed ultraconservatori come l’Ungheria.
La storia recente dell’Ungheria come chiave di lettura
Sebbene la politica avviata dall’attuale premier ungherese possa far pensare il contrario, l’Ungheria è tra i Paesi firmatari dell’accordo di Schengen, garante della libera circolazione – all’interno dei territori UE – di persone, beni e servizi. L’adesione all’Unione Europea non ha fatto desistere il Parlamento ungherese nell’assumere norme in contrasto con il percorso Schengen, tra le quali spicca una modifica della costituzione del 2011 che recita in questo modo: “Collocare cittadini stranieri sul territorio del Paese è vietato, salva l’autorizzazione del Parlamento“.
Parole difficili da digerire anche per gli alleati di Orbán
Il sentimento europeista è apparso in modo sporadico nelle decisioni di Orbán, attingendo in quei momenti al merito dell’Ungheria nell’aver contribuito alla riunificazione della Germania, con la caduta del muro di Berlino. Tali rimandi risultano ancor più grotteschi e paradossali se si pensa alle dichiarazioni del primo ministro ungherese – troppo anche per Zsuzsa Hegedus, uno dei suoi più stretti collaboratori. “Un discorso nazista degno di Joseph Goebbels“, queste le dichiarazioni dell’ormai ex collaboratore del leader conservatore, che ha paragonato così Orbán al Ministro della Propaganda del terzo Reich. La preoccupazione di Hegedus è amplificata dal fatto che il discorso sia stato pronunciato davanti ad un pubblico giovane, al quale sono state propinate idee anti-immigrazione aventi pericolosi spettri sulla superiorità di razza.
Definita in maniera dispregiativa come ‘inondazione’, l’afflusso di migranti rischia di divenire un mezzo di mera propaganda da parte di Orbán, permettendo il reinserimento di pericolosi concetti risalenti ad un’epoca conclusa da ottant’anni.