L’Unione Europea ha dato il via libera all’approvazione della misura che in Irlanda normerà l’applicazione entro il 2026 di etichette indicanti i possibili rischi per la salute sulle bottiglie di vino e altri alcolici. In particolare, le raccomandazioni vertono sul potenziale cancerogeno dell’alcol, che contiene etanolo, una sostanza che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato come cancerogena del gruppo 1, ovvero la categoria comprendente tutte le sostanze che hanno un rapporto causale certo con la patologia, tra cui compaiono anche arsenico e amianto.
La misura che equipara i provvedimenti contro il fumo a quelli contro l’alcol, ha scatenato una serie di proteste nei Paesi in cui la produzione e il consumo del vino sono parte integrante dell’economia e della cultura nazionale.
LA POLEMICA DEI PRODUTTORI
La misura è stata da alcuni considerata estrema, se non un vero tentativo di terrorismo psicologico nei confronti dei consumatori. Coldiretti stima perdite economiche emorragiche per il nostro Paese, che si attesta ai primi posti della classifica mondiale dei paesi produttori ed esportatori di vino.
Se da un lato i danni arrecati alla salute dei consumatori assidui sono sempre più consolidati e rimarcati da medici e scienziati, dall’altro la filiera del vino rischia una fuga di clienti intimiditi dalle etichette che, al pari di quanto avviene con i prodotti a base di tabacco, rendono respingente il prodotto evidenziandone i rischi. Secondo un sondaggio online di Coldiretti “il 23% degli italiani smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe di meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette”. Il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini si è così espresso in merito alla questione: “Le etichette allarmistiche sul vino sono un attacco diretto all’Italia, principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato”.
La nuova legge irlandese costituirebbe per alcuni un pericoloso precedente che potrebbe facilitare l’approvazione di normative europee dannose per l’export agroalimentare italiano. L’Alleanza europea per le politiche sull’alcol ha però ribadito la propria disponibilità al dialogo, in quanto la nuova norma non costituisce un vincolo per nessuno Stato membro.
“BUON VINO FA BUON SANGUE”
Siamo sicuri sia vero? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il legame tra il consumo di alcol e una serie di tumori, come il cancro al seno e il cancro del colon-retto, è consolidato. L’OMS afferma che non esistono livelli sicuri di consumo di alcol: tutte le bevande alcoliche contengono etanolo, il principale agente cancerogeno. Secondo i dati raccolti, nel mondo l’alcol è responsabile di quasi 3 milioni di decessi ogni anno, in Europa di circa 2500 morti ogni giorno. Il Presidente della Società Italiana Alcologia Gianni Testino ha dichiarato che “Se l’Irlanda ha deciso di scrivere sulle etichette che l’alcol ha un rapporto causale con il cancro ne ha tutto il diritto. Vista la portata del problema, dovremmo farlo anche noi.”
IL CONFRONTO CON TABACCO E CANNABIS
In Italia le problematiche di salute correlate al consumo di alcol rientrano nella normalità di una tradizione consolidata, che le rende “accettabili”, un rischio serenamente percorribile. Al confronto con altre sostanze, legali e non, protagoniste di un consumo altrettanto diffuso nel nostro Paese, è evidente come l’alcol scateni ripercussioni a livello di salute simili, se non più gravi, le quali però non vengono percepite come tali.
Cannabis e alcol possono provocare incidenti stradali, problematica estranea al consumo di tabacco. Al pari di quest’ultimo e diversamente dalla cannabis, l’alcol è potenzialmente responsabile di malattie cardiovascolari, cirrosi epatica, overdose e intossicazione, e varie forme tumorali.
Ciononostante, il bicchiere di vino a tavola rimane un simbolo consolidato da generazioni, inconsapevoli o noncuranti delle conseguenze di un’abitudine per la quale sembra valere la pena rischiare.