Oltre il campo di battaglia: le morti sospette dei miliardari russi

Le morti sospette

Subito dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, nella notte del 23 febbraio, è stato trovato impiccato nel suo cottage Alexander Tyulyako. Quest’ultimo era il vicedirettore generale della cassa di Gazprom, la principale società energetica russa che dal 2006 ha rappresentato il braccio esecutivo russo nella guerra energetica. Nelle vicinanze del corpo è stato rinvenuto un biglietto dal contenuto rimasto sconosciuto: i servizi di sicurezza dell’azienda avrebbero cacciato chiunque, compresa la polizia, dal cottage.

Nei mesi successivi sono stati trovati morti altri dieci oligarchi russi, spesso in compagnia della propria famiglia e, in alcuni casi, anche al di fuori della Russia. Alcuni erano parte del consiglio di amministrazione di Gazprom Bank, come Vladislav Awajev, vicepresidente della società morto il 18 aprile. Stessa sorte è toccata a Andrei Krukowski, direttore del resort sciistico di Gazprom precipitato da una scogliera il primo maggio.

Gli infarti sospetti

L’ultimo componente di questa macabra lista è Ravil Maganov, vicepresidente del consiglio di amministrazione di Lukoil, principale azienda energetica privata del Paese. L’uomo, ricoverato all’ospedale clinico centrale, è caduto in circostanze sospette dal sesto piano della struttura.

Oltre a Maganov, qualche mese prima, Lukoil ha visto la perdita di un altro manager, Alexander Subbotin: quest’ultimo sarebbe morto – secondo le autorità russe – in seguito a un infarto causato da un trattamento sciamanico a base di veleno di rospo.

Le ombre dietro i decessi

Alcuni degli oligarchi deceduti nei mesi scorsi hanno apertamente o indirettamente criticato il regime di Vladimir Putin, ed in particolare la decisione di portare avanti l’aggressione dell’Ucraina. In particolare, il consiglio di amministrazione di Lukoil, nei primi giorni della guerra, ha espresso preoccupazione per le vittime, chiedendo inoltre la rapida fine del conflitto. Infatti, con la prosecuzione della guerra, le sanzioni imposte dai Paesi occidentali sono aumentate di intensità, incrinando la stabilità economica di diverse imprese, anche molto grandi, come Lukoil.