È stata pubblicata il 14 ottobre 2021 la ricerca del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento, che dimostra come durante la pandemia, nelle famiglie con figli under-16, le donne madri hanno lavorato di più rispetto ai loro partner.
L’OCCUPAZIONE FEMMINILE DURANTE LA PANDEMIA
La ricerca confronta i dati Istat sull’occupazione dei trimestri del 2019 e quelli del 2020 ed evidenzia come nei mesi del primo lockdown sia avvenuto un aumento dei casi in cui le donne erano le sole a lavorare nella coppia.
Le informazioni hanno anche mostrato che l’occupazione femminile, d’altro canto, negli stessi mesi è diminuita.
Questo ha spinto le ricercatrici dell’università trentina ad affrontare anche un altro punto: la professoressa di demografia Agnese Vitali spiega che «a differenza di quanto osservato in altri paesi come gli Stati Uniti, in Italia l’occupazione femminile non è diminuita sproporzionatamente rispetto a quella maschile. I dati Istat mostrano che il calo occupazionale tra le donne è stato solo leggermente superiore a quello osservato per gli uomini, e che è quasi interamente dovuto al fatto che le donne lavorano più spesso con contratti a tempo determinato. Il personale a tempo indeterminato, composto soprattutto da uomini, è stato maggiormente tutelato dal blocco dei licenziamenti e dalla cassa integrazione».
I dati raccolti da questa ricerca, intitolata “Re-traditionalisation? Work patterns of families with children during the pandemic in Italy”, suggeriscono che l’occupazione femminile durante la pandemia abbia contribuito a difendere la famiglia dalla perdita di reddito.

LA PROPOSTA DI LEGGE SULLA PARITÀ SALARIALE
Il giorno antecedente alla pubblicazione di tale studio, è stato compiuto un altro importante passo in avanti per l’affermazione delle donne nel mondo lavorativo: l’approvazione all’unanimità da parte della Camera dei deputati della proposta di legge sulla parità salariale. Il testo redatto da Chiara Gribaudo, deputata del Partito Democratico, suggerisce delle modifiche al Codice delle Pari Opportunità – con riferimento all’articolo 46.
QUALI SONO GLI EMENDAMENTI?
Oltre all’estensione dell’obbligo di redazione del rapporto sulla situazione del personale anche alle aziende che hanno 50 dipendenti, la nuova legge introdurrebbe – a partire da gennaio 2022 – la certificazione di parità di genere: un attestato che dimostrerà quali azioni sono state intraprese dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere. In base a questa misura ed alle altre adottate, le imprese più meritevoli potrebbero ricevere delle agevolazioni.
OCCUPAZIONE FEMMINILE: COSA ACCADRÀ IN FUTURO?
Il fatto che sia stata approvata all’unanimità dalla Camera dei Deputati comunica un dato importante: tutte le fazioni politiche sono d’accordo nel fare questo importante passo verso una società più egalitaria, che si dovrebbe concentrare in modo meno esclusivo sull’economia.
Come dimostrato dalle ricercatrici dell’Università di Trento, l’economia, sia familiare che nazionale, ha bisogno del contributo femminile e un trattamento non egualitario porterebbe solo ad ulteriori complicazioni nella ripresa dalla pandemia.
Oggi, 26 ottobre, è stata approvata definitivamente la legge che entrerà in vigore a breve. Non è comune che un decreto legge venga discusso e approvato in così poco tempo – meno di 15 giorni. “Che sia accaduto con il provvedimento sulla parità salariale tra donne e uomini -concludono le parlamentari del Partito Democratico- dimostra l’urgenza e la concretezza che questo Parlamento, d’accordo tutte le forze politiche, ha voluto riconoscere all’incrocio tra i due assi fondamentali per l’uscita dalla crisi pandemica e per la crescita del Paese: lavoro e parità di genere.”