La festa della mamma raccontata dalla prospettiva di chi non ha desiderio di diventarlo.
Voler diventare madre sembra in qualche modo l’unico epilogo possibile per la vita di una donna, senza il quale non vi è possibilità di realizzazione personale di fronte agli standard della società.
Dirsi convinta della scelta di non voler intraprendere la via della maternità suona come un’eresia nei confronti del costume costruitosi nelle precedenti generazioni.
Parole che agli occhi di chi vede la maternità come massima aspirazione per il genere femminile, trasformano chi le pronuncia in una giovane ancora troppo acerba che deve scoprire e riordinare le priorità della vita.
”Sei ancora troppo giovane per dire di non voler figli, vedrai che cambierai idea”
Il problema di frasi stereotipate come questa non è tanto la mancata accettazione della volontà di avere una vita diversa rispetto alle aspettative venutesi a creare, quanto più la presunzione di poter definire il futuro di una donna in quanto donna, scavalcandone la volontà.
A creare ancora più problemi sono i falsi miti costruiti attorno alla fulminante voglia di avere un bambino che dovrebbe pervadere una donna dopo i 30 anni. E se dopo questa fantomatica data limite una donna non desiderasse comunque avere un figlio? Ciò farebbe di lei una donna peggiore?
Il senso di colpevolezza che rischia di pervadere moltissime donne toglie l’attenzione dal vero punto focale della questione: la maternità deve rappresentare una scelta libera, non un’infelice passaggio obbligatorio.
”Fai bene a non volerne adesso anche se poi la famiglia avrà la priorità”
La percezione della donna come protagonista solista della vita domestica sta, seppur lentamente, scomparendo e la necessità di dividere marcatamente lavoro e famiglia non è più un assioma confermato.
Ciononostante la dicotomia lavoro-famiglia non è indissolubile, preferire una piuttosto che l’altra non determina la morale di una persona, in particolare quella di una donna che dopo anni di stereotipi e preconcetti può finalmente di autodeterminarsi anche sul piano lavorativo.
Anche la vita di coppia rischia di rimanere intrappolata dalla formula per cui due persone debbano necessariamente pensare di avere dei bambini per definire come completo e migliore il loro rapporto.
”Nonostante” è la parola chiave che racchiude la tossicità di un pensiero stantio sulla maternità, essere genitore non dovrebbe rappresentare un impedimento ma un’espressa volontà d’amore.
Insomma, decidere di diventare madre è un momento importante e speciale ma con il tempo si è lentamente presa coscienza del fatto che per troppo tempo essa si sia stata una scelta influenzata maggiormente da fattori socio-culturali che da un’effettiva esigenza.