A partire dalla sua ideazione, il green pass ha da subito alimentato un grande dibattito sulla sua legittimità: da una parte – come dichiarato dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni – esso è considerato una sorta di implicito obbligo vaccinale, il quale limiterebbe la libertà di scelta dei cittadini; dall’altra, invece, può essere lo strumento giusto per ripartire in sicurezza.
Di fatto, molti Paesi – come la Francia – prendono spunto dal modello italiano per trovare un compromesso tra l’incentivo alla vaccinazione e la scelta dei cittadini di poterne fare a meno. Per l’appunto, la questione al centro del dibattito sul green pass è: esso limita davvero la libertà di scelta dei cittadini? E, d’altro canto, come si possono sintetizzare libertà e sicurezza pubblica?
Rispondere ad entrambe le domande è molto complicato. Già da settembre – e soprattutto nelle prime settimane di ottobre – una parte di cittadini ha deciso di intervenire affermando: “vogliamo la nostra libertà”. Per questo è nato un movimento che si staglia, per definizione, proprio contro tale provvedimento.
No Green Pass: chi c’è dietro?
Le proteste contro il green pass, infatti, sono ormai una routine e includono tra le loro fila: cittadini che sentono minacciato il diritto al lavoro dopo l’introduzione dell’obbligo della certificazione verde per accedere ai luoghi di lavoro – come accade per le proteste dei portuali di Trieste e il Coordinamento 15/10 di Stefano Puzzer – oltre ai no vax e a quella parte di popolazione ancora dubbiosa verso il vaccino.
Non sono rari, però, gli episodi di violenza contro la polizia e gli attacchi a sindacati e Camere del lavoro. Ne è un esempio l’attacco alla CGIL di Roma, che il 9 ottobre ha visto un gruppo di manifestanti vandalizzarne il primo piano della sede, e a quella di Milano quattro giorni dopo.
Nelle manifestazioni No green pass si sono infiltrati gruppi di estrema destra ed estrema sinistra, che vedono nella lotta no vax un attacco al sistema. A dimostrazione di ciò, il 9 ottobre sono stati arrestati gli esponenti di Forza Nuova Roberto Fiore e Giuseppe Castellino, mentre, durante il corteo tenutosi il 23 dello stesso mese, è stata registrata la presenza dell’ex brigatista rosso Ferrari e del gruppo fascista Do.Ra.
Estremismo o libera espressione?

Ciononostante, la natura di un tale movimento può non essere di per sé violenta o estremista. Di certo, però, è decisamente polarizzante: la scelta di una parte di individui rappresenta un ultimatum, una divisione muraria tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Pur di agire in linea con le proprie opinioni, c’è chi si sente autorizzato ad ignorare – o addirittura negare – una situazione di emergenza che mette a rischio gli altri cittadini. La natura di un’opinione in un regime democratico consiste, invece, proprio nella possibilità che questa possa essere compromessa o influenzata da qualcosa che essa non comprende o non prevede: una pandemia globale, ad esempio.
Considerato questo, il movimento No green pass rimane comunque un’espressione legittima delle credenze di una parte di popolazione, il quale rischia però di essere sfruttato da coloro che assimilano, erroneamente, l’estremismo e la libera espressione.