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Netflix cede alla pubblicità: la nuova versione dell’intrattenimento a pagamento customizzato

Netflix, colosso dello streaming e rinomato per gli abbonamenti condivisi, ha annunciato che prossimamente verrà avviata una partnership con Microsoft per poter sostenere il collasso finanziario dovuto ad un’ingente perdita di abbonamenti per la prima volta in dieci anni. La partnership riguarda l’ingresso di nuovi piani di abbonamento, più economici, con lo svantaggio dell’inserimento di spot pubblicitari.

Ad oggi la dinamica per Netflix non è ancora molto chiara, quel che è certo è che il costo degli abbonamenti sarà ridotto e ciò che aiuterà però il sostentamento del sito di streaming saranno gli spot pubblicitari. Anche la dinamica degli spot non è ancora definita, se all’inizio della visione o nel mezzo in modalità YouTube.

Netflix e il  controsenso dello streaming a pagamento

La natura dello streaming è sempre stata la radicale scelta di un do ut des, pago un servizio affinché io possa fruire di una visione di ampio numero di titoli per categoria -dai film alle serie tv ai documentari-, il tutto senza dover attendere il passaggio pubblicitario.

L’inizio di questo processo in Italia ha sopperito all’insofferenza della televisione generalista italiana e, soprattutto, dei canali di rete nazionale i quali, da ormai 65 anni, intervallano il palinsesto televisivo da milioni di spot pubblicitari, sempre più accattivanti e spesso seguiti da poco senso logico.

Le app di streaming hanno rivoluzionato la visione di film e serie tv, perché semplicemente pagando un abbonamento i contenuti sono fruibili tramite un dispositivo digitale senza l’interruzione pubblicitaria. Ed ecco ad oggi l’ossimoro di Netflix che spezza questa catena della continuità durante la visione con degli spot pubblicitari.

La customizzazione della visione

Sottoscrivendo abbonamenti per le app di streaming, si lascia spazio al tracciamento dei dati. Grazie a quest’ultimo, gli algoritmi conducono la nostra visione basandosi sulle nostre preferenze ed ecco che in poche settimane potremmo fruire di un intrattenimento cucito su misura per noi.

Questo fa riflettere sul senso etico del marketing dell’intrattenimento: come può un algoritmo suggerire cosa può essere migliore per la nostra visione? E quindi, come saranno strutturati gli annunci pubblicitari su Netflix? Si baseranno sui nostri interessi personali o avranno un’impronta più generalista?

Dall’ingresso della pubblicità digitale e grazie agli algoritmi, il senso etico del marketing ha continuato a sgretolarsi, sempre di più, arrivando ad assottigliare la barriera tra ciò che poteva essere di interesse comune e l’interesse del singolo individuo. Ma ricordiamo sempre che gli algoritmi sono programmati da persone, è vero sono capaci di apprendere alimentandosi con una moltitudine di dati ma alla base apprendono in base ai diversi bias etici, morali e di vita dei loro programmatori.