La nuova stagione di pallacanestro americana ha aperto i battenti nella notte tra il 19 e il 20 ottobre, quando le squadre Brooklyn Nets e Milwaukee Bucks hanno dato il via alle danze, tornando a saziare il desiderio di basket degli appassionati di uno sport che, forse, non ha eguali al mondo per spettacolarità e talento individuale. Proprio le due franchigie, papabili protagoniste della Eastern Conference, sono tra le indiziate principali per la conquista dell’anello. Tuttavia, come ci insegna la storia della NBA, il livello tecnico e la qualità di ogni squadra possono stravolgere i pronostici, consegnando le chiavi della gloria a chi, talvolta, parte in fondo al carro.
Scopriamo insieme tutte le potenziali vincitrici.
BROOKLYN NETS
Già dall’anno scorso, con l’arrivo di James Harden dagli Houston Rockets, sembrava ci fossero tutti gli ingredienti necessari per centrare un’imperiosa cavalcata trionfale, ma a causa di qualche infortunio di troppo, è stato condizionato il cammino nei playoff, impedendo di vedere all’opera con continuità il trittico Irving-Durant-Harden.
Dopo una stagione di rodaggio, i Nets si presentano al grande appuntamento, ancora una volta, da assoluti favoriti: la conferma dell’ex All-Star Blake Griffin e l’arrivo di due veterani come Patty Mills e Paul Millsap, rispettivamente nei ruoli di playmaker e centro, contribuiranno a far rifiatare i titolari e ad allungare una panchina fin troppo fragile.
Importante sottolineare dal punto di vista sportivo, il rientro a sorpresa, al centro della lunetta, del trentaseienne LaMarcus Aldridge, che solo qualche mese fa, aveva annunciato il ritiro a seguito di problematiche cardiache riscontrate durante il match contro i Los Angeles Lakers. Tuttavia, l’allenatore Steve Nash sarà costretto, almeno per il momento, a fare a meno della stella Kyrie Irving, messo fuori rosa dopo essersi rifiutato di sottoporsi al vaccino contro il Covid. Nonostante ciò, Brooklyn rimane una corazzata inespugnabile, potendo contare su altre frecce dorate al suo arco, come Kevin Durant, simbolo degli Stati Uniti premiati con l’oro alle Olimpiadi di Tokyo.
LOS ANGELES LAKERS
Cancellare la pessima performance dell’anno scorso, chiusasi con il settimo posto in regular season e l’eliminazione al primo turno dei playoff per mano dei Phoenix Suns, è un imperativo dal quale non si può sfuggire, soprattutto se ti chiami Lakers e detieni il record di titoli NBA vinti (17) a pari merito con i Boston Celtics.
La dirigenza gialloviola è intervenuta sul mercato per invertire la rotta e costruire, attorno alla figura di un Lebron James sempre più verso la via del tramonto, una squadra forte e competitiva nel breve periodo. L’assenza di un vero playmaker in grado di far esprimere al meglio le capacità realizzative del nativo di Ohio e del suo braccio destro Anthony Davis è stata colmata dall’ingaggio di Russel Westbrook, arrivato via trade dai Washington Wizards. Alla soglia dei 33 anni, l’ex numero “0” degli OKC Thunder, cerca l’occasione della vita per riuscire a mettersi l’anello al dito e ritornare a giocare le finali NBA a distanza di 10 anni dall’ultima volta, quando venne sconfitto proprio davanti ai Miami Heat di Lebron.
Le prestazioni dei “Big Three”, coadiuvate da uno dei migliori attaccanti della lega, nonché decimo nella classifica di tutti i tempi, come Carmelo Anthony e dalla presenza delle geometrie di un collaudato Rajon Rondo in cabina di regia, avranno il compito di migliorare la capacità realizzativa della squadra, senza intaccare l’ottima fase difensiva delle ultime stagioni.
MILLWAKEE BUCKS
Impossibile non citare tra i favoriti i campioni uscenti che, dopo una post-season in rapida crescita, hanno raggiunto la piena maturazione nella serie finale contro i Phoenix Suns, sugellata dall’espressione dirompente e fisica del “The Greek Freak” Giannis Antetokoumpo, eletto MVP delle NBA Finals. Il coach Mike Budenholzer farà affidamento su un roster pressoché identico a quello della passata stagione, se non per la perdita di P.J. Tucker, finito nel progetto visionario e ambizioso dei Miami Heat, ma impreziosito dal ritorno di George Hill e da un tiratore provetto nel tiro da tre punti come Rodney Hood. Rimangono ancorati al fianco del mastino greco, Khris Middleton e Jrue Holiday, che da quando è arrivato dai New York Pelicans si è dimostrato essere una pedina indispensabile su entrambi i fronti del parquet.
Tra le possibili outsider occhio ai Phoenix Suns, piacevole sorpresa della scorsa edizione che proverà a bissare il traguardo della finale nella speranza di un esito più dolce. Il playmaker Chris Paul, fresco di rinnovo quadriennale a 120 milioni complessivi, è il direttore d’orchestra di un meccanismo ben oliato che, oltre all’arrivo del polivalente Landry Shamet, conta su Devin Booker come catalizzatore offensivo, sempre più in rampa di lancio e in odore di figura dominante nel panorama cestistico. Infine, troviamo DeAndre Ayton a presidiare la zona del ferro, in attesa che la questione legata al rinnovo del contratto sia risolta del tutto.
Sempre ad Ovest, annoveriamo gli Utah Jazz, devastanti nella regular-season dello scorso anno grazie ad un gioco accentrato sulle capacità difensive di Rudy Gobert, primatista della lega per numero di rimbalzi, per sfruttare al meglio le caratteristiche dei vari Bojan Bogdanovic, Joe Ingles e Jordan Clarkson, letali dalla linea dei tre punti. Il tutto nobilitato dall’estro artistico del venticinquenne Donovan Mitchell, bloccato nella fase finale della scorsa stagione per un infortunio che ha messo fuori gioco anche Mike Conley.
Un passo più indietro, ad Est, i Chicago Bulls sembrano voler ritornare a fare la voce grossa dopo anni di anonimato generale e, grazie ad una politica di rafforzamento con gli acquisti di Lonzo Ball, arrivato dai Pelicans, dell’ex Lakers Alex Caruso e dell’ala piccola DeMar DeRozan, maturato sotto la guida del maestro Gregg Popovich ai San Antonio Spurs, sono pronti per conquistare con un solido quintetto titolare un posto nei playoff e togliersi più di qualche soddisfazione, sorretti dal centro montenegrino Nikola Vucevic e, soprattutto, dal talento del neocampione olimpico Zach LaVine.
Stesso discorso per i Miami Heat che, dopo una stagione in chiaroscuro, tentano di ripercorrere le gesta di due anni fa quando vennero sconfitti in finale dai Lakers. In tal senso, ottimi gli arrivi in Florida del trentaseienne Kyle Lowry, campione NBA nel 2019 con i Toronto Raptors, e del già citato PJ Tucker, per garantire solidità nella metà campo difensiva. Elementi con esperienza e di mentalità vincente che dovranno sposarsi con le caratteristiche di Jimmy Butler, uomo copertina della squadra allenata da Erik Spoelstra,perfar maturare definitivamente i vari Bam Adebayo e Tyler Herro e condurre un giocatore dall’incredibile potenziale inespresso come Victor Oladipo alla stagione del riscatto dopo una lunga serie di infortuni.