Maid, disponibile dal 1 ottobre su Netflix, è una miniserie statunitense ispirata al libro di memorie di Stephanie Land “Maid: Hard work, Low Pay and a Mother’s Will to Survive”, che mette in scena il complesso mondo degli abusi emotivi.
QUANDO LE PAROLE LASCIANO LIVIDI
Il titolo dell’opera di riferimento è un riassunto perfetto del contenuto narrativo della miniserie. Nella vita della protagonista Alex, interpretata da Margaret Qualley, c’è ben poco da poter definire piacevole.
Cresciuta in un ambiente familiare problematico e diventata madre poco più che venticinquenne, decide di fuggire con la figlia Maddy nel cuore della notte dopo aver subito ripetute violenze verbali da parte del compagno Sean, interpretato da Nick Robinson, giovane padre con un evidente problema d’alcolismo.
Si ritroverà ad affrontare numerose difficoltà lungo il cammino che intraprenderà per garantire un futuro migliore a sua figlia, ostacolato soprattutto dallo scarso aiuto che riceverà ed il rifiuto di accettare consciamente la violenza subita.
Maid mette in scena la realtà nuda e cruda, raccontata con fatti, eventi e reazioni. Riesce a raccontare quanto sia difficile ottenere aiuto o, in certi casi, richiederlo: che si tratti di una persona con dipendenze, una donna vittima di abusi o di una persona con disturbi psichici, è doveroso osservare quanta poca consapevolezza ci sia nei confronti di simili fenomeni, sia da parte dello stato, sia dalla cittadinanza.
La miniserie Netflix sprona lo spettatore a comprendere il punto di vista femminile, e mette sotto i riflettori un argomento molto importante quanto trascurato, quello degli abusi emotivi come vera e propria forma di violenza.
L’ABUSO EMOTIVO
Alcuni segni di abuso, come lividi e ferite sul corpo causati da una violenza fisica, possono essere facilmente riconoscibili. Per questo la maggior parte delle persone sa a cosa ci si riferisce quando si parla di abuso fisico.
Quando si tratta però di abuso emotivo andiamo incontro ad una “zona grigia”, poiché queste forme di sopruso possono essere difficili da vedere o comprendere. Ma l’abuso emotivo è quello che, senza lasciare segni sulla pelle, colpisce in modo più subdolo, lento e corrosivo la saluta mentale e fisica.
L’abuso emotivo può verificarsi in qualsiasi tipo di relazione: tra genitori e figli, tra parenti e amici o in un rapporto sentimentale.
In generale una relazione è emotivamente violenta quando è presente uno schema di parole offensive e comportamenti di bullismo che logorano l’autostima di una persona e la sua salute mentale.
8,3 MILIONI DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA PSICOLOGICA
Secondo i dati ISTAT, in Italia sono 8,3 milioni (il 40,4%) le donne vittime di violenza psicologica, di svalutazione e sottomissione. Una su quattro è stata abusata verbalmente fino a sopportare gravi danni allo sviluppo della propria personalità.
La violenza psicologica rappresenta a tutti gli effetti una vera e propria forma di maltrattamento le cui conseguenze possono essere altrettanto devastanti per la vittima.
Questo tipo di violenza spesso è nascosta, non riconosciuta o sottostimata. Ma gli effetti su chi la subisce possono essere devastanti: le vittime vivono sensi di colpa, auto-biasimo, vergogna, paura e impotenza che possono portare a sviluppare ansia, stress e depressione.
Le conseguenze della violenza possono riverberarsi sia sul piano della salute mentale che su quello della salute fisica, tenendo conto del fatto che i due ambiti sono strettamente collegati. Sul piano della salute mentale, una donna vittima di violenze corre un rischio di depressione più elevato di una donna che non le ha subite. Maggiore è anche la probabilità si soffrire di disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
MANIPOLAZIONE PSICOLOGICA: IL GASLIGHTING
Una delle forme di violenza psicologica spesso oggetto di studio è il cosiddetto Gaslighting.
Una forma di manipolazione psicologica attraverso la quale l’abusante presenta alla vittima false informazioni con l’intento di farla dubitare di sé stessa, della sua stessa memoria e della sua capacità di analisi e valutazione della realtà, fino a farla dubitare di soffrire di un disturbo psichico.
Uscirne è possibile: i centri antiviolenza offrono ascolto e sostegno alle donne per accompagnarle nel percorso di uscita dalla violenza, oltre ad assistenza legale ed ospitalità quando se ne ravvisi il bisogno.