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Lobby delle armi e traffici: i business creati dalla guerra in Ucraina

Come dichiarato dal Ministro della giustizia italiano Marta Cartabia, si è consapevoli che lo scoppio della guerra in Ucraina ha portato, e porterà ulteriormente, l’intensificarsi dei traffici relativi alle cosiddette lobby della guerra e, come accade spesso in Italia, al coinvolgimento delle mafie.

Flussi economici sospetti

Chi segue i flussi finanziari italiani ha potuto notare che, dallo scoppio della guerra in Ucraina, sono stati effettuati movimenti sospetti. Nel nostro Paese arrivano spesso bonifici con grandi somme di denaro, utilizzati poi per acquistare beni di ogni genere: da edifici di lusso, alberghi e ristoranti a pacchetti azionari.

Dopo lo scoppio della guerra, la Banca d’Italia ha chiesto di segnalare i conti intestati a cittadini russi o bielorussi con più di 100 mila euro. Di conseguenza, non potendo più fare affidamento sulle vecchie valute, hanno iniziato a cercarne di alternative, come le criptovalute.

Quest’ultime hanno innumerevoli vantaggi. Sono prive di sanzioni in quanto non completamente regolamentate e permettono il trasferimento di grandi somme, per essere poi convertite in moneta corrente.

Chi si occupa di questi trasferimenti deve fare affidamento su dei complici. Chi meglio di camorra e ‘ndrangheta?

L’oro della guerra: lobby delle armi

Come è facilmente intuibile, la vera valuta della guerra sono le armi. I clan mafiosi italiani vedono nella guerra in Ucraina una miniera d’oro. Le lobby delle armi usciranno sempre vincitrici da un conflitto.

Come ha spiegato il procuratore antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri, il passato conflitto in Bosnia ha portato a grandi ricchezze. Anche gli arsenali di cui ancora si fa uso sono residuati post-bellici.

Ulteriore fonte di ricchezza per queste organizzazioni criminali può essere rinvenuta nei fondi europei per il PNRR, destinati quindi alla ripresa dell’intero Paese post-pandemia. Senza contare i fondi che l’UE ha deciso di stanziare per l’accoglienza dei rifugiati ucraini, in proporzione al numero di persone accolte nel proprio paese.

Se si prendono in considerazione questi ulteriori dettagli, si arriva alla realizzazione che non solo queste organizzazioni infrangono le leggi finanziarie, quelle riguardanti il narcotraffico e il traffico di armi. Non si pongono nemmeno problemi a lucrare sia nei confronti dei loro concittadini che in quelli delle povere persone che scappano dalla guerra.

La tratta dei rifugiati

Le organizzazioni criminali russe e ucraine hanno già preso il controllo della tratta di donne e bambini dai confini moldavi e romeni verso mete europee. Soprattutto dopo aver già acquisito esperienza nelle tratte che portano ogni anno migranti dalla Turchia alla Grecia e, infine, alle coste italiane.

I “biglietti” per essere trasportati costano 500 euro per gli adulti e 200 per i bambini. E’ facile trovare annunci su internet di persone disposte ad ospitare donne sole o con bambini.

Da queste poche informazioni è facile intuire che i rischi di traffico e sfruttamento sono aumentati esponenzialmente. Un investigatore ha dichiarato che “ci sono decine di minivan, e non sono volontari, che fanno avanti indietro offrendo passaggi ai profughi e portano via tutti i risparmi solo per il passaggio, ma soprattutto non sappiamo dove li portano.”

Associazioni come Unchr e Save the Children stanno incoraggiando le autorità nazionali e internazionali a controllare le organizzazioni, le azione private e gli individui che offrono supporto ai rifugiati. I casi di persone di cui si sono perse le tracce sono molti e non si può fare a meno di pensare che siano state già inglobate nella tratta e nei giri di prostituzione o quelli di adozioni illegali.