Il 17 maggio 1990 l’Oms ha rimosso l’omossessualità dalla lista delle malattie mentali affermando così, come cita il sito Arcigay, “quello che tutti noi sappiamo già, ovvero che l’orientamento sessuale fa semplicemente parte dell’identità di ognuno di noi, e che non esiste patologia o devianza”.
Nel 2007, diciassette anni dopo, si festeggia la prima Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Oggi, a trentadue anni di distanza da quel maggio del ’90, leggiamo i dati della RainbowMap di ILGA-Europe che esamina le leggi emanate in ambito Lgbtqia+ in 49 Paesi europei e stila una classifica. L’Italia raccoglie punteggi molto bassi confermando l’immobilità del Paese in ambito di diritti e politiche di genere.
L’Italia è infatti ancora fanalino di coda in Europa: il report assegna all’Italia 0% sull’impegno nel contrasto ai crimini verso la comunità LGBTQIA+, che a ben vedere è lo stesso punteggio di Russia, Turchia e Polonia.
A spiegare questo punteggio è il fatto che l’Italia sia uno dei pochi Paesi in europa a non aver ancora una legge contro l’omotransfobia, nonostante i tentativi del DDL Zan che, dopo essere stata affossata, è stata ripresentata nel suo testo originale in Parlamento.