L’annuale classifica che determina il livello di libertà di stampa nei principali 180 paesi del mondo ha dipinto un quadro preoccupante per quanto riguarda il caso italiano.
Una caduta verso il basso di ben 17 posizioni, ha fatto passare il il nostro sistema di informazione dal 41°posto del 2021 al 58° del 2022, appena sopra il Niger e il Ghana.
Stando alle motivazioni riferite da Reporters Without Borders (RSF), a determinare un peggioramento della situazione così marcato in soli 12 mesi hanno contribuito diversi fattori tra cui le minacce della criminalità organizzata, la dipendenza sempre più stretta tra finanziamenti pubblici e giornali (che ne determinano inevitabilmente la libertà) e la doppia tendenza dei nostri giornalisti ad appiattirsi alla linea editoriale della propria testata giornalistica da una parte, e ad autocensurarsi per paura di incorrere in denunce per diffamazione dall’altra. Per arrivare a queste conclusioni, RSF adotta una metodologia precisa che applica in egual misura ad ogni paese preso in esame; Il modus operandi per stilare la classifica, infatti, indaga “l’effettiva possibilità per i giornalisti, come individui e come gruppi, di selezionare, produrre e diffondere notizie e informazioni nell’interesse pubblico, indipendentemente da ingerenze politiche, economiche, legali e sociali e senza minacce alla loro sicurezza fisica e psichica”.
Quello che emerge da tutta questa analisi è la fotografia di un sistema d’informazione, il nostro, che passa da una situazione complessiva ritenuta “soddisfacente” nel 2021 ad una “problematica” nel 2022. Un biglietto da visita per niente invitante per una democrazia liberale. L’auspicio è quello di avviare una nuova fase di rinnovazione del sistema giornalistico/comunicativo italiano per invertire la tendenza e tornare ad essere un grande paese anche dal punto di vista dell’informazione.
Appuntamento al 2023.