La notizia
Le agenzie di stampa hanno riportato la notizia di una sparatoria di massa, avvenuta nella sera di mercoledì 25 ottobre nella città di Lewiston, nello Stato del Maine (USA). Nel corso della mattinata successiva, il bilancio delle vittime era ancora incerto, tra le 16 e le 22 vittime, oltre a decine di feriti. Centinaia di rappresentanti delle forze dell’ordine hanno messo in atto una vera e propria caccia all’uomo autore della strage, attraverso perquisizioni in tutta la città e nelle aree limitrofe. La tragedia si è consumata in due fasi successive: prima in un bar ristorante e subito dopo in una sala da bowling.
La polizia locale avrebbe identificato Robert Card – 40 anni, istruttore di armi da fuoco molto addestrato e membro della riserva dell’esercito degli Stati Uniti – quale presunto autore della strage. Card ha recentemente sofferto di problemi di salute mentale ed è stato ricoverato in una struttura di salute mentale per due settimane durante a scorsa estate e successivamente rilasciato.
Continuano le stragi causate dall’uso indiscriminato delle armi da fuoco
Se il bilancio delle vittime venisse confermato, ci troveremmo di fronte ad uno dei massacri più mortali avvenuti recentemente negli Stati Uniti. Infatti, dobbiamo risalire all’agosto del 2019 per ritrovarne uno analogo, quando un uomo armato con un fucile AK-47 ha aperto il fuoco sui clienti di un supermercato della catena Walmart di El Paso uccidendo 23 persone. In quell’occasione il crimine era stato caratterizzato da odio razziale nei confronti della comunità ispanica.
La sparatoria di massa con più vittime mai registrata negli Stati Uniti risale al lontano 2017, quando un uomo armato sparò da un hotel di Las Vegas contro i partecipanti di un festival di musica country, causando il massacro di 58 persone.
Secondo quanto riportato dal Gun Violence Archive (GVA) – archivio USA online che riporta statistiche riguardanti episodi di violenza armata raccolti quotidianamente da forze dell’ordine, media, fonti governative e commerciali – Il numero di sparatorie di massa (cd.”mass shooting”) in cui sono state colpite quattro o più persone è aumentato dall’inizio della pandemia di COVID-19. Infatti, nel 2020 si registrarono 610 episodi di sparatorie di massa che salirono a ben 688 nel 2021.
Vittime per armi da fuoco negli Usa
Le sparatorie di massa sono un fenomeno tipicamente americano e rappresentano solo la punta dell’iceberg del fenomeno complessivo causato dalla facilità con cui può essere acquistata un’arma da fuoco negli Stati Unit.
Negli Usa ogni anno oltre 30.000 persone rimangono vittime delle armi da fuoco, con una media di trenta vittime al giorno. Lo scorso anno, le morti causate dall’uso indiscriminato delle armi da fuoco sono state oltre 44 mila (fonte: GVA) e quest’anno hanno già superato le 35 mila unità.
La metà delle vittime sono giovani (tra i 18 e i 35 anni), un terzo sono giovanissimi (sotto i 20 anni). Il dato complessivo delle morti per arma da fuoco negli Usa è impressionante se paragonato a quello degli altri paesi occidentali. Basti pensare che gli omicidi con armi da fuoco sono in media ogni anno 50 in Giappone, meno di 150 in Germania, Italia e Francia, meno di 200 in Canada.
Secondo lo Small Arms Survey, gli Stati Uniti si classificano al primo posto nel mondo con il più alto tasso di possesso di armi, con circa 120 armi per ogni 100 americani. Il dato è impressionante se paragonato a quello di altri Paesi occidentali come, ad esempio, Italia (14) e Francia (19).
Il tema della diffusione e dell’utilizzo improprio delle armi da fuoco negli Stati Uniti è da sempre al centro del dibattito delle forze politiche e sociali. L’argomento è molto delicato poiché una eventuale limitazione nel possesso delle armi metterebbe in discussione ciò che da gran parte della popolazione viene considerato una violazione di un diritto presente sin dalla nascita del Paese e che è stato trascritto dagli stessi padri fondatori.