Stiamo assistendo, passivamente, ad un vero e proprio cambiamento epocale e i social media si collocano certamente al vertice di questo avvenimento.
Se vi siete mai chiesti per quale ragione le piattaforme online siano fruibili gratuitamente, allora è necessario che capiate un concetto ad oggi fondamentale: “Se non stai pagando per un prodotto, allora il prodotto sei tu”.
Shoshana Zuboff, psicologa sociale presso l’Università di Harvard, nel suo saggio intitolato “The age of surveillance capitalism”[1], suggerisce al lettore come i modelli di business delle aziende digitali rappresentino una vera e propria forma di accumulazione capitalista.
La testata giornalistica statunitense “The Baffler” ha ripreso le parole della Zuboff definendole particolarmente rilevanti dato il periodo storico nel quale stiamo vivendo, caratterizzato da una grande diffusione di informazioni fuorvianti all’interno dei social media.
Il “Capitalismo della sorveglianza” è definito tale in quanto determina il tentativo di ripristino del mondo da parte di grandi aziende come Facebook e Google e dei loro Stakeholders.
Il vero profitto per le aziende, però, deriva dal monitoraggio dei dati del fruitore, registrando costantemente ogni sua attività online.
Questa strategia permette soprattutto di massimizzare la ricezione di messaggi pubblicitari. Con la personalizzazione dei contenuti vi è un’alterata percezione della realtà del cliente, che permette di rafforzare le credenze acquisite respingendo quelle opposte.
La creazione di bias confermativi[2] rinchiude automaticamente l’utente in una vera e propria stanza d’eco, dove le sue credenze circolano senza possibilità di variazione.
Tramite queste piattaforme online vengono impiegate strategie in grado di indurre l’utente alle reazioni desiderate, al fine di incrementare due principali obbiettivi aziendali: ottimizzare il coinvolgimento per incentivare la permanenza sulla piattaforma e aumentare la vendita di inserzioni.
Per combattere questo fenomeno è necessario saperlo riconoscere: l’utente deve essere curioso, avere l’incessante voglia di esplorare punti di vista differenti, ampliare i propri orizzonti per usufruire di un’informazione sempre più libera.