Perchè staccare dal lavoro è fondamentale per non abituarsi all’esaurimento
Si parla di ‘’burnout’’ quando la persona non riesce più a fronteggiare in maniera costruttiva tutte le difficoltà che quotidianamente si presentano a livello lavorativo.
Tra le ragioni figurano sia fattori ambientali come la disorganizzazione del lavoro, sia fattori individuali strettamente legati alla personalità dell’individuo.
La capacità di gestire lo stress varia di persona in persona e spesse volte a farne spese è la nostra salute mentale, travolta dagli insormontabili eventi che sembrano incombere con frequenza esponenzialmente progressiva.
Secondo il Global Workplace Report di Gallup il 60% dei lavoratori italiani prova un sentimento di frustrazione e insoddisfazione pensando alla propria occupazione e soltanto il 4% si sente coinvolto da questa.
Invece circa la metà dichiara di essersi ormai abituata allo stress (il 49%) e alla preoccupazione costante (il 45%).
Come riconoscere tempestivamente i sintomi del burnout?
I sintomi e le conseguenze del burnout possono avere carattere psicologico come l’irritabilità o gli attacchi d’ansia ma anche fisico come i disturbi gastrointestinali o dermatologici.Tra i sintomi non sono esclusi quelli ‘’aspecifici’’ tra i quali troviamo i disturbi del sonno o dell’appetito.
Fare sempre tutto. A tutti i costi.
Sembra che lo stakanovismo a tutti i costi sia stato totalmente sdoganato, come se non avesse delle ripercussioni importanti sulla salute mentale delle persone nel lungo termine. Si vive con l’impressione di dover essere costantemente operativi, indipendenti e capaci di gestire le difficoltà in ogni momento della giornata.
Riappropriarsi del tempo libero diventa fondamentale non solo per la salute mentale dei lavoratori, ma anche per recuperare la produttività così tanto agognata: Stando a un rapporto Ocse, l’Italia è il Paese che lavora di più (dopo Lettonia e Grecia) e produce e guadagna meno.
A cosa serve quindi essere oberati dal lavoro? A mantenere il ritmo con degli assurdi standard di produttività che non solo ci siamo abituati a sopportare, ma probabilmente ci si impone autonomamente di dover rispettare.
Vivere in un’era iper-digitalizzata potrebbe suggerire un progressivo allineamento tra uomo e tecnologia per rendere il lavoro più efficiente e farci avere più tempo libero, ma la direzione intrapresa è tutt’altra.
In un report basato sui dati Workmonitor risulta che il 71% degli italiani risponde a telefonate, email e messaggi di lavoro anche quando è in ferie o al di fuori dell’orario retribuito.
Lo stretto legame tra uomo e tecnologia più che efficientare il tempo del lavoratore ne ha amplificato i rapporti, alimentando un circolo vizioso in cui si vive il lavoro a 360 gradi per 24 ore su 24.
Essere continuamente stimolati dalle pressioni del lavoro fa in modo che il riposo e la gratificazione spariscano dal dizionario di molti lavoratori, distruggendo così creatività e interesse nella propria occupazione.