Gli elettori australiani si sono espressi a larga maggioranza (60%) per il “NO” al referendum volto a concedere agli aborigeni il riconoscimento costituzionale e maggiori diritti.
Non è passata la riforma costituzionale fortemente sostenuta dal primo ministro laburista Anthony Albanese con una lunga campagna, che lo ha visto impegnarsi in prima persona, per far riconoscere il diritto di voce alle comunità della “First Nations”.
I cittadini erano stati chiamati a decidere, tramite un referendum, sulla nascita della “Indigenous voice to Parliament”, un organismo costituzionale attraverso il quale gli aborigeni avrebbero potuto presentare proposte di legge sui temi che li riguardano direttamente; per tale motivo, la consultazione si chiamava “Voice referendum”.
Perché si è giunti a un referendum?
Anthony Albanese, premier laburista dal 2022, aveva inserito tra i punti centrali del suo programma elettorale il referendum per cercare di dare una soluzione ai numerosi problemi che travagliano la minoranza indigena.
Gli indigeni australiani, stabilizzatisi in Oceania oltre 50mila anni fa, appartengono a popolazioni diverse per lingua e cultura. Con Il termine “indigeni” in Australia vengono indicati gli aborigeni australiani e gli abitanti delle isole dello stretto di Torres, un arcipelago a Nord dell’Australia, che costituiscono gruppi culturali estremamente diversi fra loro.
La storia della colonizzazione in Australia è, come tutte quelle simili, costellata da violenze e politiche discriminatorie. Una macchia indelebile delle violenze subite dalle popolazioni indigine, è stato l’allontanamento forzato di migliaia di bambini aborigeni dalle loro famiglie di origine per affidarli a istituzioni statali o ecclesiastiche, avvenuto fra l’inizio del Novecento e gli anni Settanta, in nome di una cosiddetta “civilizzazione”.
Ad oggi, la popolazione aborigena ammonta a circa 700mila unità e rappresenta circa il 3 per cento della popolazione australiana.
Come già accaduto alle popolazioni indigene degli Stati Uniti e del Canada, gran parte della popolazione indigena australiana vive in condizioni di povertà mantenendosi grazie ai sussidi statali; gli episodi di razzismo e di discriminazione sono frequenti.
Il referendum si proponeva, attraverso una modifica costituzionale, di affidare nelle mani degli indigeni stessi uno strumento utile per ottenere un miglioramento della qualità della loro vita.
Il risultato elettorale, purtroppo, rinvia ancora una volta la soluzione dei numerosi problemi che travagliano la minoranza indigena australiana.