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La situazione in Nba: Lakers ancora in crisi e senza Lebron, prosegue l’inaspettata corsa dei Jazz mentre Golden State e Brooklyn ricominciano a vincere

Lakers: crisi senza fine

Non si riprendono più i Lakers che continuano a incassare sconfitte e si trovano con un record negativo di 2-10. Gli aggiustamenti apportati al gruppo dello scorso anno, che mancò la qualificazione ai playoff, non si sono dimostrati sufficienti.

Anthony Davies continua a non rendere come dovrebbe, mancano i tiratori e manca il gioco; Westbrook dalla panchina invece sta facendo bene e sembra l’unica nota positiva fino ad ora. Come se non bastasse è arrivato anche l’infortunio di Lebron, i cui tempi di recupero sono ancora da definire, e, senza di lui, risalire la classifica sembra quasi impossibile.

Utah Jazz: la sorpresa

I jazz continuano a stupire. Dopo aver scambiato Donovan Mitchell e Rudy Gobert si pensava che la squadra volesse puntare al peggiore piazzamento possibile per poter arrivare, il prossimo anno, ad avere Victor Wembanyama. L’inizio invece è da grande squadra, 10-4 il record attuale, e primo posto nella Western conference dopo aver battuto, tra le altre, Lakers, Hawks e Grizzlies.

I leader di questo gruppo sono l’ex sesto uomo dell’anno, Jordan Clarkson, e il lungo Lauri Markkanen che, dopo un fantastico europeo, splende anche in Nba (22 punti, 8 rimbalzi e 2 assist di media). Se dovessero continuare con il bel gioco mostrato fino ad ora, i Jazz potrebbero essere una delle mine vaganti della Western conference.

Golden State Warriors e Brooklyn Nets, crisi finita?

Dopo un inizio di stagione ampiamente al di sotto delle aspettative, sia Brooklyn che Golden State (11esimi a Est e a Ovest) hanno iniziato a vincere, grazie soprattutto alle loro stelle Curry e Durant.

I Warriors dopo una serie di 5 sconfitte sono riusciti a tornare alla vittoria (contro Kings e Cavaliers) grazie a due prestazioni fenomenali di Curry che ha messo a referto 47 e 40 punti diventando il più anziano a segnare due “quarantelli” di fila dopo la prestazione di Jordan nel 2002. Il problema resta però la difesa, ventiseiesima “migliore”, e la panchina, dalla quale sono arrivati troppo pochi punti e giocate difensive da giocatori da cui ci si aspettava di più, come Jordan Poole.

Sembra invece aver trovato la quadra Brooklyn dopo l’esonero di coach Nash: 4 vittorie nelle ultime 5 e prestazioni ad altissimo livello di Durant, che sta viaggiando a 30 punti e 6.5 rimbalzi. La grande incognita per Brooklyn è il reintegro di Kyrie Irving, sospeso per aver condiviso su Twitter un documentario con vedute antisemite che gli è anche costato la rescissione del contratto milionario con Nike.

Corsa MVP: Doncic, Tatum e Giannis

Dopo un inizio di stagione da record, con ben 9 partite consecutive con almeno 30 punti e prestazioni come quella contro Portland (42 punti, 13 rimbalzi e 10 assist), Doncic si è mostrato come uno dei principali indiziati per il titolo di MVP, l’unico ostacolo, per ora, è il record di squadra, non al livello degli altri favoriti.

Le prestazioni di Antetokounmpo e Tatum, entrambi con 31 punti di media e incisivi anche nella fase difensiva, hanno portato maggiori frutti alle loro squadre (rispettivamente prima e seconda a Est) e per questo restano un passo avanti a Doncic nella corsa al premio di MVP.

Paolo Banchero: che inizio!

Paolo Banchero, alla stagione di esordio, ha sbalordito chiunque e continua a macinare record su record, ed è il favorito per il premio di rookie dell’anno, essendo primo in quasi tutte le categorie tra gli esordienti. I numeri sono già da All Star: 23.5 punti, 8.3 rimbalzi e 3.6 assist e quasi un blocco e una rubata a partita che purtroppo però hanno portato Orlando alla vittoria solo 2 volte, anche a causa le molteplici assenze. Da inizio anno il giocatore è migliorato molto, soprattutto dal punto di vista della precisione al tiro; nelle ultime due partite, in cui ha segnato 30 e 33 punti, la percentuale di realizzazione al tiro è salita al 50%. L’esponenziale crescita di Paolo però è stata fermata da una distorsione alla caviglia subita nella partita contro i Kings, in cui ha messo a referto 33 punti e 16 rimbalzi, numeri che, da un teenager, non si vedevano dai tempi di Lebron.