Attualmente in Italia non è in vigore alcuna legge sul salario minimo, con la maggioranza di governo che a novembre dello scorso anno ha approvato una mozione che dice no a questa riforma. Durante il Question Time di qualche settimana fa alla Camera, la segretaria del Pd Elly Schlein, ha chiesto alla Premier cosa volesse fare sul salario minimo. Ma anche in questo caso dalla presidente è arrivato un secco no, dichiarando che: “Il salario minimo non è la soluzione, serve tagliare le tasse”.
IL SISTEMA ATTUALE CONTRIBUTIVO
Ad oggi, il sistema della retribuzione nel nostro Paese si basa sulla contrattazione collettiva. La negoziazione tra le parti tramite il CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) permette, infatti, di determinare le condizioni generali di lavoro. Il CCNL è obbligatorio solo in alcuni casi specifici. Infatti, deve essere applicato solo se il datore di lavoro è iscritto a un’associazione di datori, come Confindustria o Confcommercio.
In caso contrario, quando il datore di lavoro non è iscritto a un’associazione, può scegliere liberamente di applicare o meno un CCNL. In alternativa può procedere con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, senza applicare un CCNL ma comunque rispettando i minimi retributivi previsti per il settore di attività e la qualifica del dipendente.
IL SISTEMA CONTRIBUTIVO CON IL SALARIO MINIMO
Ma cosa cambierebbe con l’istituzione del salario minimo? Una legge sul salario minimo introdurrebbe una soglia retributiva sotto la quale non è possibile scendere, applicabile in tutti i settori lavorativi. Può basarsi su diversi parametri come produttività, PIL o indice dei prezzi al consumo e viene rivalutata periodicamente per adattarsi alle variazioni del potere d’acquisto.
SOLLECITAZIONI UE
Sia la Commissione europea che il Parlamento europeo hanno chiesto ai Paesi membri di recepire il prima possibile la direttiva europea sul salario, senza tuttavia specificare delle cifre minime prestabilite per categoria o paese.
L’Italia fa parte della breve lista di stati dell’Unione Europea che non prevede un minimo salariale per legge, insieme ad Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia.
CLASSIFICA SALARIO MINIMO STATI EUROPEI
Lussemburgo: 2.256,95€
Irlanda: 1.774,50€
Paesi Bassi: 1.725€
Belgio: 1.658,23€euro
Germania: 1.621€
Francia: 1.603,12€
Spagna: 1.125,83€
Portogallo: 822,50€
Grecia: 773,50€
Polonia: 654,79€
Croazia: 623,70€
Romania: 512,26€ (2.517 Leu)
Bulgaria: 332,34€ (650 Lev)
*il salario minimo di ogni Nazione viene valutato in base al costo della vita
Chi ha fatto ulteriori passi in avanti è la Spagna, dopo che nelle ultime settimane il governo del premier socialista Sanchez ha deciso di aumentare il salario minimo interprofesional dell’8%, passando dai precedenti 1.000 a 1.080€ per 14 mensilità.
Negli ultimi 5 anni c’è stato un aumento del 47%, facendo corrispondere il salario minimo al 60% degli stipendi medi spagnoli.
PRO E CONTRO
Coloro che sono a favore dell’introduzione della misura sostengono che possa aiutare concretamente a garantire una qualità della vita migliore per i lavoratori, soprattutto quelli che non rientrano nella copertura dei CCNL.
Serve a contrastare il lavoro nero, elimina i contratti precari, le disuguaglianze e garantisce a tutti condizioni di lavoro dignitose.
Chi, invece, sostiene la posizione contraria, ritiene che l’introduzione di una misura del genere possa aumentare il costo del lavoro per le imprese, generando disoccupazione. L’altra tesi dei contrari riguarda la contrattazione collettiva. In Italia i CCNL coprono la quasi totalità dei lavoratori e l’introduzione del salario minimo porterebbe benefici diretti a una ridotta fetta di lavoratori.