Great Garbage Pacific

The Ocean cleanup, la no profit che ripulisce gli oceani dalla plastica

Il Great Pacific Garbage Patch (GPGP), anche chiamatothe Pacific Trash Vortex” è una vasta area dell’oceano Pacifico dove si concentrano la plastica e i rifiuti che si accumulano a causa delle correnti marine. Enormi quantità di bottiglie di plastica, sacchetti, reti da pesca e di altri rifiuti di plastica trascinate dalle correnti marine si concentrano in particolari aree dell’oceano, creando una serie isole di plastica in mezzo all’acqua.

Il GPGP è localizzato nell’oceano Pacifico settentrionale ed è la più grande di queste isole di rifiuti. È situato tra le Hawaii e la California ed è stimato essere più grande di due volte la dimensione dello stato del Texas. Nell’oceano Atlantico si trova un’analoga isola che si estende tra il Nord America e l’Europa.

Le cause del Great Pacific Garbage Patch

Il GPGP è il risultato di un insieme di fattori, il principale dei quali è sicuramente l’accumulo di rifiuti di plastica provenienti da attività umane trasportate dai fiumi verso il mare. La plastica è un materiale duraturo e resistente alla decomposizione, il che la rende particolarmente dannosa per l’ambiente marino in quanto si frammenta in piccoli pezzi, le cosiddette microplastiche, grazie all’azione del sole e delle onde.

In queste “isole di plastica” si concentrano anche le reti da pesca abbandonate dai pescherecci, chiamate anche “reti fantasma“, che intrappolano e uccidono la vita marina all’interno di queste isole.

Gli Impatti ambientali

Il GPGP ha un impatto significativo sull’ambiente marino e sull’uomo; gi animali marini possono ingerire i rifiuti di plastica, causando danni gravi o addirittura morte. Inoltre, il deterioramento della plastica nell’ambiente marino può rilasciare sostanze chimiche tossiche nell’acqua, mettendo ulteriormente in pericolo la vita marina.

Infine, la presenza di microplastiche nelle acque oceaniche ha conseguenze negative sulla catena alimentare, in quanto questi frammenti possono essere ingeriti da piccoli organismi marini, che vengono poi mangiati da pesci più grandi e da altri predatori, inclusi gli esseri umani.

 The Ocean Cleanup e “Jenny

La lotta contro il GPGP richiede un approccio multilaterale. Le azioni più incisive sono: la riduzione della plastica monouso, la promozione del riciclo e la gestione responsabile dei rifiuti, per impedire che finiscano in mare, la sensibilizzazione del pubblico sull’importanza della tutela dell’ambiente marino e, infine ma non ultimo, le operazioni di pulizia e di recupero.

In questo ultimo ambito sono in corso una serie di progetti per rimuovere la plastica dai mari, una sfida sicuramente complessa a causa della vastità delle aree su cui intervenire.

Una no profit olandese, The Ocean Cleanup fondata nel 2013 da Boyan Slat, con il quartiere generale a Rotterdam, ha sviluppato una tecnologia per recuperare la plastica dispersa negli oceani. L’obiettivo dichiarato dall’organizzazione senza scopo di lucro “è quello di metterci fuori gioco una volta che gli oceani saranno ripuliti”.

Per supportare questa impresa, The Ocean Cleanup si avvale di una tecnologia denominata “System 002”, affettuosamente chiamata “Jenny”, una sorta di barriera galleggiantedivora plasticaa forma di U, trainata da due rimorchiatori a velocità costante. Due braccia galleggianti indirizzano i rifiuti in sospensione verso una enorme rete di raccolta, una coda attaccata alla U, che, una volta riempita, viene issata sulle navi raccolta e i rifiuti, immagazzinati nei container, vengono portati a terra dove vengono riciclati.

Nei giorni scorsi, la no profit ha annunciato di aver raggiunto un importante traguardo: il recupero di 100 tonnellate di rifiuti plastici, circa un millesimo della Great Pacific Garbage Patch. Attenzione, stiamo parlando di un millesimo di una massa enorme che, secondo i ricercatori della non profit, ha una estensione pari a circa tre volte l’intera Penisola Iberica.

Cosa succede alla plastica oceanica una volta raccolta?

La plastica, una volta rimossa e portata a terra, viene riciclata in nuovi prodotti sostenibili, fornendo una soluzione completa all’inquinamento da plastica degli oceani. Ha riscosso un enorme successo l’iniziativa che ha utilizzato il primo “pescato di plastica oceanica” per produrre gli occhiali da sole The Ocean Cleanup, andati letteralmente a ruba.

La nuova frontiera è la “System 03”

La nuova versione di “Jenny”, la System 03 – che raggiunge una lunghezza massima di circa 2,2 km, quasi tre volte più grande del System 002 – ha la capacità di pulire un’area delle dimensioni di un campo da calcio ogni cinque secondi. L’obiettivo della non profit è di implementare, testare e ottimizzare questo tipo di sistema per lo scale-up fino a una flotta in grado di pulire l’intero GPGP

Considerati gli altri costi che richiede l’enorme impresa di pulizia, l’organizzazione no profit sta studiando come ridurre il costo per chilogrammo di plastica rimossa dall’oceano mediante l’ottimizzazione delle prestazioni operative.