Nations League Italia

La Nations League dell’Italia: piano “Rinascita” rimandato a Settembre

La prima fase della Nations League è giunta al termine. Un sapore amaro quello che si percepisce nelle parole di chi parla dell’Italia e del suo commissario tecnico Roberto Mancini. Dopo l’umiliazione degli Azzurri con la sconfitta contro la Macedonia del Nord, la quale ha causato la mancata qualificazione al prossimo Mondiale in Qatar, sembra essersi perso quello spirito che ha unito milioni di italiani in quelle famose “Notti Magiche”.

Nonostante una competizione come la Nations League sia stata criticata per la sua inutilità al parere di molti, gran parte delle Nazionali hanno potuto contare sulla disponibilità dei loro giocatori. Discorso diverso quello fatto sull’Italia, la quale ha dovuto fare a meno dei suoi giocatori chiave sia per scelta tecnica sia per motivi fisici. Un segnale che non fa presagire nulla di buono e che evidenzia ancor di più un problema del calcio italiano: il settore giovanile.

Italia in Nations League: la Nazionale degli esordi

Il Commissario tecnico Roberto Mancini ha finalmente accontentato le numerose richieste fatte nei giorni successivi all’eliminazione dal Mondiale.

Ha provato a sopperire al problema dei giovani e trovare una stabilità per il futuro della nazionale una volta cambiate le vecchie guardie.

Non sono mancate le occasioni per dare spazio a volti nuovi con indosso i colori della nazionale italiana, la quale ha avuto modo di accogliere e vivere l’esordio di ben 11 giocatori nella sua storia e nell’era Mancini.

Nonostante il variare del minutaggio tra i diversi esordienti, il commissario tecnico è stato ben chiaro ai microfoni di Rai Sport:Cosa ho detto ai Giovani? Nulla. Per un ragazzo è un grande regalo arrivare in Nazionale senza aver fatto molto in carriera. Ora sta a loro confermarsi”. Parole forti, ma che nascondono un velo di verità e che hanno saputo smuovere gli animi di alcuni giocatori, fino a guadagnarsi un posto da titolari.

Davide Frattesi: un giovane gladiatore di Roma

 Davide Frattesi è il primo esordiente che ha dato inizio ad un effetto a catena in questa Nations League. Originario di Roma, il giovane centrocampista ha vissuto l’eterna lotta nello scegliere tra i colori della Lazio e della Roma quando stava nelle giovanili. Il talentuoso romano ha dato inizio alla sua carriera da giocatore professionista nel 2017 con il suo Sassuolo.

 Nonostante i suoi spostamenti da un club all’altro, Frattesi è riuscito a crearsi il suo spazio nell’ultima stagione con la prima squadra del Sassuolo.

Quì ha avuto la possibilità di sfruttare le sue potenzialità in mezzo al campo. La parola “spazio” è nelle sue corde e lo ha saputo dimostrare anche in Nazionale, il quale lo ha visto esordire da titolare.

Roberto Mancini crede molto in lui e lo ha dimostrato schierandolo tra i suoi 11 in tre partite contro squadre del calibro di Germania ed Inghilterra.

Federico Gatti: da muratore a difendere l’Italia come un Muro

Non sono mancati i sentimentalismi in questa competizione con l’esordio di Federico Gatti. Il giovane viene da Rivoli, un comune italiano della città di Torino, ed ha subito avuto a che fare con le difficoltà che può comportare la vita. Infatti, il giovane difensore si è sempre dovuto dividere tra la sua passione di giocare a calcio ed il portare a casa qualche soldo in più.

Nonostante il suo presentarsi agli allenamenti con segni di vernice sul volto per il lavoro da muratore, Federico Gatti non ha mollato ed è riuscito in pochissimi anni a scalare le varie competizioni del calcio italiano, fino ad approdare nel Frosinone. Un lavoro del genere può solo che essere ripagato. Infatti, la Juventus ha voluto chiudere per l’acquisto del suo cartellino valutandolo 10 milioni di euro. Una cifra che appaga tutti gli sforzi e che porta ad essere orgogliosi del lavoro svolto.

Wilfried Gnonto: squilla il telefono a Zurigo

 Con il suo esordio in maglia Azzurra contro la Germania, Wilfried Gnonto è riuscito a catturare l’attenzione di chi aveva perso le speranze e che era pronto a cambiare canale. Dopo neanche 6 minuti dal suo esordio, il giovane nativo del comune di Verbania in Piemonte ha siglato un prezioso assist dopo essersi allungato con un dribbling sulla linea di fondo e dando vita ad il gol del vantaggio. Da quel momento è storia e con la speranza che ci possano essere altre pagine con il suo nome inciso sopra. Dopo aver trascorso ben 8 anni nelle giovanili dell’Inter, Gnonto ha preso le sue valigie ed è volato a Zurigo per giocare con la squadra che porta il nome della città.

Nonostante il suo ruolo naturale da seconda punta, il 18enne è riuscito ad adattarsi bene agli schemi del commissario tecnico Roberto Mancini, il quale ha saputo sfruttare le sue potenzialità in mezzo al campo e adattandolo in qualsiasi ruolo offensivo. Non è nuovo a regalare assist, ma ciò non esclude la sua ricerca del gol. Dopo aver messo piede in tutte e 4 le partite in programma della Nations League, Wilfried Gnonto è riuscito a trovare il gol contro la Germania con il quale è entrato ufficialmente nella storia della nazionale italiana. Infatti, Gnonto è diventato il più giovane marcatore nella storia della nazionale italiana (18 anni, 7 mesi e 9 giorni), superando nomi importanti come quelli di Bruno Nicolè e Gianni Rivera.

Esordi: una giustificazione per i risultati in Nations League

Fin troppe volte è stato dichiarato che il percorso altalenante è dovuto anche all’utilizzo di forze fresche ed il loro adattamento all’ambiente e allo stile di gioco. I risultati in queste 4 partite hanno dimostrato che lo stile del gioco di Roberto Mancini è sempre alla base del progetto.

I problemi di fondo rimangono sempre gli stessi: Grande responsabilità in mano a giovani nella retroguardia e carenza in fase realizzativa.

Tuttavia, ciò non può vanificare il lavoro svolto da parte dei giovani, i quali hanno saputo rispondere presente alla chiamata e mettersi a completa disposizione, bruciando anche delle tappe importanti per alcuni. Anche se i risultati sono stati, tutto sommato, sopra la media, sono bastati un calo di attenzione e due squadre come Inghilterra e Germania a mettere in difficoltà l’Italia. Nonostante il pareggio con gli inglesi, gli Azzurri hanno registrato uno scarso 41% di possesso palla. Per non parlare di un 35% all’andata ed un 33% di possesso palla a ritorno con la Germania. Un segno che non passa inosservato agli occhi degli spettatori. L’ultima partita persa 5-2 ha saputo smascherare quel velo che aveva, fino a quel momento, impedito di vedere in faccia la realtà.

Realtà che lascia gli italiani con l’amaro in bocca, sensazione a cui stanno facendo l’abitudine.

Ovviamente da questa esperienza c’è anche da apprendere e ripartire con la testa ai prossimi obiettivi. Toccanti sono state le parole durante la disfatta contro la Germania del telecronista della Rai Alberto Rimedio il quale, dopo aver sottolineato la grande delusione agli occhi di tutti gli italiani e di quelli presenti allo stadio, ha voluto omaggiare gli Azzurri con una frase di Nelson Mandela e la speranza di una rinascita: “Io non perdo mai. O vinco o imparo”.

Ebbene l’Italia non deve pensare di aver perso, ma di aver imparato da dove dover ripartire.