La Corte dei Conti indaga sulla scomparsa della “Venere Italia 23” dai social

Nuovi grattacapi legali in vista per la ministra del Turismo Santanchè. Questa volta nell’occhio del ciclone non è finito l’impero societario Visibilia, ma l’operato della ministra del governo Meloni. Sembrerebbe essere scomparsa la Venere-influencer che la scorsa primavera è diventata celebre non tanto per l’efficace campagna di marketing dalla quale è nata, quanto più per le critiche e la satira che ha generato sui social.

L’indagine della Corte dei Conti

Come riporta Repubblica, a breve sarà notificata una richiesta di chiarimenti da parte della Corte dei Conti del Lazio al Ministero del Turismo. È infatti stata avviata un’istruttoria per fare chiarezza sulla dinamica che ha portato ad una brusca interruzione della campagna “Open to meraviglia” proprio nel periodo focale del turismo estivo, quando l’attività di marketing avrebbe forse raggiunto l’obiettivo di attrarre turisti dall’estero nel Belpaese.

L’assenza si protrae da ormai due mesi. L’ultimo post su Instagram risale al 27 giugno, mentre su Tik Tok e Facebook risulta introvabile. Il profilo Twitter è stato addirittura chiuso. Proprio per questo motivo, l’ipotesi è che il ministero possa essere colpevole di danno erariale, ovvero spreco di denaro pubblico: avrebbe infatti investito 9 milioni di euro in un’operazione di comunicazione che si è interrotta ingiustificatamente.

I costi del progetto 

Nell’analisi costi-benefici i primi sono tanti, i secondi mancano all’appello. Solo lo spot lanciato dalla Venere-influencer è costato 138mila euro, presi dalle casse pubbliche, in particolare dal Dipartimento per l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri. La spesa era stata giustificata come “affidamento del servizio di ideazione e realizzazione di un video promozionale” per la campagna di comunicazione in questione.

“Il progetto della Santanchè prometteva di portarci in giro per le bellezze dell’Italia, e invece è rimasto fermo tutta l’estate. Mentre le presenze in questa stagione nel Turismo segnano un clamoroso -30%, Santanchè continua a difendere balneari e concessioni e spreca ben 9 milioni di euro per questa campagna social ferma e fallimentare. La Corte dei Conti indaghi su questo ennesimo sperpero dei soldi pubblici da parte del governo e della ministra Santanchè, che se avesse un po’ di coscienza sarebbe già “open to dimissioni”.

Riccardo Magi, Segretario e Deputato di +Europa

La risposta della Venere

Il Ministero del Turismo di Santanchè a fine agosto ha risposto che la momentanea interruzione delle comunicazioni fosse dovuta a «una scelta ponderata» con il fine di «far atterrare le campagne sul portale italia.it» e con la rassicurazione che Venere «tornerà presto protagonista». Una volta assorbito il colpo del vorticoso alimentarsi di polemiche, la Venere oggi è timidamente ricomparsa, e con un linguaggio fresco ma torbido ha annunciato la sua strategia: il mese di agosto sarebbe infatti stato interamente dedicato alle affissioni raffiguranti la virtual influencer all’interno di aeroporti e stazioni estere. Verrebbe quasi da tirare un sospiro di sollievo. E invece, il gran ritorno poco prima della fine dell’estate è stato interpretato dagli utenti del web come uno strappo mal rattoppato, una frenetica arrampicata sugli specchi, o semplicemente una provvisoria e salvifica sistemazione in vista delle verifiche della Corte. Un po’ come quando a settembre gli studenti si accorgono di dover fare i compiti che hanno procrastinato per l’intera estate.

La campagna, dal costo totale di 9 milioni di euro, ci aveva già dimostrato una scarsa capacità di decollo. E se il turismo italiano avrebbe dovuto in questo modo prendere il volo, forse sarebbe stato meglio organizzare preventivamente un atterraggio di emergenza.