Il Parlamento, di recente, ha discusso dello Ius Scholae.
L’Associazione Italiani senza cittadinanza sollecita da tempo il nostro Parlamento con il fine di discutere una proposta di legge che permetta a circa un milione di giovani di ottenere la cittadinanza e tutti i diritti che ne conseguono.
Attualmente in Italia vige lo Ius Sanguinis: solo i figli di italiani, o persone che hanno un consanguineo prossimo con la nazionalità italiana, possono ottenerla. Ultimamente, però, si è sentito parlare della discussione in Senato a proposito dello Ius Scholae, una nuova proposta per il conseguimento della cittadinanza italiana da parte dei minorenni.
Come funziona il sistema attuale
In Italia si ottiene la cittadinanza attraverso lo Ius Sanguinis – letteralmente ‘diritto di sangue’. Per quanto riguarda la situazione degli stranieri ‘non comunitari’, gli adulti possono chiedere la cittadinanza dopo dieci anni di residenza nel Paese. I figli degli immigrati nati in Italia, invece, possono chiedere la cittadinanza dopo aver compiuto la maggiore età e solo se hanno risieduto nel Paese “legalmente e senza interruzioni”.
Ciò comporta che i nuclei familiari non possono passare molto tempo all’estero, ad esempio nei loro Paesi di origine, pena la possibilità di non ottenere mai la cittadinanza.
Cos’è lo Ius Scholae?
Lo Ius Scholae è la proposta presentata dal deputato Giuseppe Brescia, appartenente al Movimento 5 Stelle. La proposta prevede che coloro che sono giunti in Italia entro i 12 anni di età, che hanno risieduto legalmente e senza interruzioni e hanno completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni possono richiedere la cittadinanza.
In questo caso non sarebbero solo i figli di immigrati ‘non comunitari’ nati in Italia a poter fare domanda per la cittadinanza, ma anche coloro che entrano nel Paese con mezzi di fortuna.
In questo senso lo Ius Scholae è molto simile allo Ius Culturae. Quest’ultimo prevede di premiare coloro che cercano di integrarsi attraverso percorsi di studio. Completamente diverso è, invece, dallo Ius Soli. Esso prevede la concessione della cittadinanza a tutti coloro che nascono sul suolo di un territorio. Vige, ad esempio, negli Stati Uniti.
La discussione in Parlamento
Come avviene per ogni proposta di legge, anche lo Ius Scholae è stato discusso nelle sedi istituzionali. Non sono mancate critiche e opposizioni che considerano tale metodo “veloce e facile”.
Lega e Fratelli d’Italia fanno parte dello schieramento di opposizione, mentre Forza Italia è diviso tra coloro che accetterebbero il testo così com’è e chi preferirebbe otto anni di scuola al posto di cinque. Queste diverse posizioni hanno comportato un forte ostruzionismo che ha fatto passare in secondo piano la questione, anche a causa della crisi di governo in corso. Il rinvio a settembre, purtroppo, corrisponde quasi ad un’archiviazione e, quindi, è probabile che non sentiremo parlare di Ius Scholae fino almeno alla prossima legislatura.
Rimane però la consapevolezza, da parte di molti, che i tempi sono maturi per introdurre una misura del genere e che il nostro Paese sta diventando sempre più anziano. I giovani cresciuti o nati in Italia potrebbero essere una ventata d’aria fresca alla crisi demografica.