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È polemica sull’abbattimento dei mufloni sull’Isola del Giglio (Grosseto), terra facente parte dell’arcipelago toscano. Il 22 novembre, infatti, è partita la prima fase del progetto “Life let’s go Giglio“, finanziato dall’Unione Europea, il quale prevede, tra le altre cose, l’abbattimento degli animali.
Il piano è volto a eradicare piante e animali che modificano la biodiversità. I mufloni, in questo caso, causano danni enormi all’agricoltura.
Mufloni al Giglio: una storia che inizia negli anni Sessanta
All’agenzia LaPresse Sergio Ortelli, sindaco dell’isola, ha spiegato che la storia della presenza dei mufloni al Giglio – che conta attualmente circa 20-30 esemplari – ha inizio negli anni Sessanta. Di fatti la specie non è autoctona, ma fu importata da un farmacista di Pisa, il quale li allevava in un podere privato per poi venderli. Il podere ha continuato la sua attività fino alla chiusura, avvenuta dieci anni fa, abbandonando le bestie che hanno poi forzato le staccionate, scappando e distruggendo l’operato degli agricoltori isolani. Quest’ultimi, oltre ai cittadini, sono d’accordo sull’abbattimento, anche per il fatto che i mufloni sono incompatibili per la biodiversità dell’isola – sempre secondo quanto riferito dal sindaco.
Le proteste degli animalisti
Come prevedibile, la scelta ha scatenare la contrarietà degli animalisti, che hanno definito il progetto “una mattanza” e hanno lanciato sul sito Savegiglio.org una petizione online che ha già raccolto oltre 12.000 adesioni, con lo scopo di bloccare il piano fino a quando non saranno svolti studi appropriati circa l’effettiva dannosità all’ecosistema dell’isola.
Il sostegno della lotta animalista è giunto anche dalla politica: la deputata Michela Vittoria Brambilla, Presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, chiede l’intervento del premier Mario Draghi e del Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani affinché “fermino il massacro”, annunciando un esposto alla Corte dei Conti europea e alla Procura. Inoltre, Brambilla ha accusato il presidente del Parco, Giampiero Sammuri, e alcuni amministratori di aver approvato il progetto “senza valide giustificazioni”, dando modo ai cacciatori – selezionati da apposito bando – di sparare agli animali “al costo di 1.6 milioni di euro dei contribuenti italiani ed europei”.
All’appello per salvare gli animali si unisce anche l’eurodeputata dei Verdi Eleonora Evi, favorevole a porre fine alla “mattanza”. Discordante invece è il parere del consigliere regionale della Lega Andrea Ulmi, secondo il quale i mufloni sull’Isola del Giglio stanno mettendo a rischio le coltivazioni.
“Non una mattanza, ma salvaguardia della biodiversità”
Luigi Boitani, professore di Zoologia all’Università La Sapienza di Roma, coinvolto nella vicenda, ha dichiarato: “Il muflone è una delle 59 specie cacciabili, non è in via di estinzione, non è protetta.” Inoltre, lo stesso Boitani dichiara che al Giglio i mufloni sono una specie ‘aliena’, la cui rimozione è un atto di conservazione. “L’utilizzo di termini come mattanza e condanna a morte – afferma il professore – è sintomatico di una lettura volutamente distorta della realtà, un lessico teso a forzare l’opinione pubblica, un po’ come fanno alcune persone che, di questi tempi, parlano di dittatura sanitaria”.
Il sindaco Ortelli sottolinea che prima di fare degli esposti in procura, come fatto dalla deputata Brambilla, bisognerebbe “conoscere meglio quello che sta accadendo”. Le proteste animaliste, secondo il sindaco e secondo il presidente del Parco, sono sintomo di un mancato approfondimento sulla vicenda: il progetto non prevede nessuna mattanza, ma cura la biodiversità: entrambi lo ritengono quindi un’operazione “necessaria e non più rimandabile”.
Come ultima risposta, in un intervento a Il Tirreno, il presidente del Parco di Migliarino-San Rossore (Pisa) Lorenzo Bani, ha dichiarato di ritenere la salvaguardia della biodiversità una giustificazione non sufficiente. Secondo Bani, oggigiorno i parchi nazionali e regionali “hanno il compito di cercare di garantire il giusto equilibrio tra animali, uomo e natura”, consigliando di associare al concetto di biodiversità quello di biolibertà.
AGGIORNAMENTO
Il 27 novembre 2021 è stato decretato lo stop momentaneo all’abbattimento dei mufloni. Decisione figlia dell’accordo tra Giampiero Sammuri, presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano e l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente. L’incontro ha portato all’individuazione alternativa all’abbattimento dei mufloni, come il trasferimento degli animali in aree faunistiche dove sia garantita loro un’adeguata condizione di benessere (come il Parco di Migliarino San Rossore a Pisa) o la permanenza dei mufloni all’isola del Giglio, delimitandone però un’area al fine di non invadere l’ecosistema e il lavoro degli agricoltori.