Sono ormai decenni che la ‘ndrangheta, la famosa organizzazione mafiosa nata in Calabria, fa parlare di sé per le sue attività criminali, legate soprattutto al mondo del narcotraffico. È proprio per questa ragione che è stato avviato in seno all’Interpol, l’organizzazione internazionale dedita alla cooperazione di polizia e al contrasto del crimine internazionale, un progetto per sviluppare un algoritmo in grado di predire le strategie espansionistiche della ‘ndrangheta ed intercettarne la minaccia.
Il progetto I-Can, acronimo di Interpol cooperation against ‘Ndrangheta, mira a creare un algoritmo in grado di raccogliere, elaborare e analizzare vaste quantità di dati provenienti da svariate fonti in maniera rapida ed efficiente. Un vero e proprio strumento internazionale per contrastare un’organizzazione mafiosa che appare oggi come l’unica presente in tutti e cinque i continenti.
IN COSA CONSISTE IL PROGETTO?
A quest’iniziativa aderiscono, oltre all’Italia promotrice e finanziatrice, altri 13 Stati: Argentina, Australia, Austria, Brasile, Belgio, Canada, Colombia, Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti, Svizzera e Uruguay. L’obiettivo è quello di rafforzare la cooperazione tra Interpol, carabinieri e polizia italiana, garantendo una maggiore condivisione di informazioni al fine di indebolire le cosche della ‘Ndrangheta, stanando i latitanti e bloccandone l’espansione. Ma non finisce qui. A marzo di quest’anno, infatti, il prefetto Vittorio Rizzi, vicedirettore generale del Dipartimento di Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno e Direttore della Polizia criminale, ha annunciato che verrà presto utilizzato uno strumento in grado di correlare le informazioni della polizia con quelle raccolte sul web, anche in modo automatico. Nell’ultima fase dell’evoluzione, sarà in grado di svolgere anche una funzione predittiva.
COME FUNZIONA IL PROGRAMMA?
Non è di certo una novità che gli Stati membri dell’Interpol cooperino scambiandosi reciprocamente informazioni utili. Qual è la novità, dunque? Il progetto I-Can si pone quale ambizioso obiettivo quello di individuare all’interno di una miriade di dati ricorrenze, anche a livello temporale, e pattern tipicamente utilizzati dalla ‘Ndrangheta nel suo piano criminale e persino segnalare ‘persone d’interesse’. In questo senso, l’algoritmo sarebbe in grado di ‘predire’ quali potranno essere le future mosse dell’organizzazione, accelerando le capacità di ragionamento e di analisi ma senza avere la capacità di guidare l’indagine. Rimarrà ovviamente compito dei detective quello di trasformare i dati in piste investigative da seguire o meno.
In un’intervista rilasciata a Wired da parte del criminologo e dirigente della Polizia di Stato Carlo Bui(https://www.wired.it/article/ndrangheta-algoritmo-polizia-i-can-interpol/), è lo stesso criminologo a sottolineare come il problema principale risiederebbe nell’estrazione dei dati che arrivano ogni giorno alla Direzione centrale di polizia criminale. Questi infatti, oltre ad essere in lingue diverse, a volte possono anche presentare forme dialettali. Ed è ancora una volta la tecnologia a venire in supporto all’uomo. Tra le varie componenti del software che verrà utilizzato vi è anche Bert, sviluppato nel 2019 da Google, che permetterà di ricercare termini, nomi, luoghi o date contestualizzandoli adeguatamente e fornendo informazioni che altrimenti sarebbero difficilmente accessibili.
L’IMPORTANZA DELLA COOPERAZIONE
È stato lo stesso Segretario generale dell’Interpol, Jürgen Stock, a sottolineare che la ‘Ndrangheta non si limita ad essere un fenomeno folkloristico italiano, bensì è una minaccia globale per via della vasta rete di attività criminali che svolge nei vari continenti. In particolare, i lunghi periodi di latitanza all’estero dei suoi boss hanno permesso all’organizzazione di ramificarsi ulteriormente al di fuori della sua zona storicad’insediamento. Proprio per via del suo carattere globale, non è più immaginabile una lotta serrata alla ‘Ndrangheta condotta sul solo livello nazionale, con una cooperazione ‘minima’, riservata alla sola fase finale delle indagini. È necessario che vi sia un maggior coordinamento tra Paesi durante l’intera durata delle indagini, nell’interesse di tutti, ed il progetto I-Can agisce in tal senso.
Si sono potuti già vedere i primi risultati con l’arresto di ben 14 latitanti della ‘Ndrangheta, tra cui RoccoMorabito, fermato in Brasile il 25 maggio 2021, considerato uno dei re del narcotraffico e numero due nella lista dei ricercati più pericolosi del Viminale, secondo solo al famigerato boss Matteo Messina Denaro.
LA POSIZIONE DELL’UE E I LIMITI DELL’IA
L’utilizzo di algoritmi predittivi potrebbe scontrarsi col nuovo regolamento sull’intelligenza artificiale che da qualche anno è ancora in fase di elaborazione in seno al Parlamento europeo. Uno dei promotori del regolamento, l’onorevole Brando Benifei, aveva dichiarato che l’obiettivo del disegno normativo era proprio quello di bandire questi sistemi di intelligenza artificiale, perché sacrificano eccessivamente il principio della presunzione d’innocenza, uno dei pilastri del sistema giuridico di uno Stato democratico. Si viene infatti a creare una presunzione di colpevolezza, per via della capacità dell’algoritmo di segnalare persone sospette a partire da un’analisi dei dati.
Inoltre, sistemi predittivi simili sono stati presto abbandonati – complice anche il loro elevato costo – da svariati dipartimenti di polizia americani perché la loro efficacia effettiva è stata minore rispetto a quella stimata.
Un’altra critica mossa riguardava il fatto che questi algoritmi sembrerebbero replicare pregiudizi sociali già esistenti. Poiché essi si fondano sull’analisi dei dati e sulla scoperta di tendenze, le persone che vivono in aree ad alta infiltrazione mafiosa potrebbero ritrovarsi ad essere fermate, perquisite e controllate più spesso per il solo fatto di risiedere in una determinata zona.
Va sottolineato che il programma dell’Interpol è ancora in corso di sviluppo, quindi sembra irragionevole gridare allo scandalo prima ancora di avere davanti il prodotto finito. Tuttavia, va messo in evidenza anche il fatto che l’algoritmo non deve essere considerato come una panacea per tutti i mali, ma come un utile strumento che può coadiuvare la polizia internazionale nella lotta al crimine organizzato.