Interessi personali e mobilità sostenibile: sono compatibili?

Molto spesso si è confusi su quale sia lo scopo della mobilità sostenibile: essa ha l’obiettivo di garantire che i sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzando le ripercussioni negative su economia, società, ambiente e quindi adottare dei mezzi che rispettino quest’ultimo e che abbiano impatto minimo anche sulla società.

Per quanto riguarda questa tematica, ci sono sia dei comportamenti individuali che alcune politiche che possono essere adottate: costruzione di piste ciclabili, disponibilità di mezzi elettrici, disponibilità di mezzi pubblici con basse emissione. Attraverso il modal share, o altre tipologie di analisi matematiche, è possibile comprendere quali mezzi sono i più utilizzati dai cittadini per spostarsi in base alle loro esigenze e capire, quindi, come si possa trasformare l’esigenza in un’abitudine che gioverebbe a tutti.

Come ci spostiamo

È risaputo che le persone in città scelgono di spostarsi in base ai tempi, è un’analisi dei costi-benefici che si attiva automaticamente nella nostra mente. Inoltre, negli ultimi anni sale dinamica è stata anche facilitata da app come Google Maps o simili, che ci permettono di vedere l’intensità del traffico, incidenti sulla strada e, in tal caso, di cambiare percorso. Per molto tempo le nostre città sono state popolate dalla macchine, ma al giorno d’oggi è possibile vedere anche altri mezzi di trasporto.

Come possono interagire tra di loro?

Secondo studi recenti, se si desse la possibilità di viaggiare in macchina o scegliere un altro mezzo – e se le persone agissero solo in base al proprio interesse personale – il sistema che si verrebbe a creare causerebbe ripercussioni non solo sull’ambiente, ma anche su tutti i pendolari.

Le falle nel sistema

Le cause sono molteplici: il fatto che le piste ciclabili siano strette e quindi il flusso diventa lento nelle ore di punta, riducendo anche la carreggiata della auto che viaggiano quindi più lentamente. Anche le carreggiate miste avrebbero lo stesso effetto. Che cosa si può concludere? Senza un’infrastruttura adeguata non ci sono gli incentivi per le persone ad utilizzare i mezzi pubblici o le opzioni sostenibili – come la bici o l’andare a piedi. Anche l’esistenza di corsie preferenziali non migliora la situazione: qualora incrociassero o condividessero lo spazio con il sistema stradale generale, gli spostamenti sarebbero rallentati.

Ne consegue che l’automobile è il sistema più veloce per spostarsi ma ciò, come è stato precedentemente detto, non giova a nessuno: il numero delle auto rimarrà invariato o addirittura crescerà col tempo, i tempi di percorrenza aumenteranno e ci sarà sempre più traffico.

Mobilità sostenibile: possibili soluzioni

Se esistessero app in grado di mostrare, oltre al costo personale, anche quello sociale delle nostre scelte saremmo più consapevoli dei danni che causiamo e saremmo maggiormente disposti a fare un po’ di ritardo per salvaguardare qualcosa di più importante.

Questo, però, sarebbe possibile solamente in un mondo utopistico, perché è difficile cambiare le proprie abitudini e credere nell’impronta ambientale umana se non la vediamo. È risaputo che utilizzare il trasporto privato motorizzato sia deleterio, ma continuiamo ugualmente a farlo, mettendo a rischio il nostro benessere e quello delle persone che ci stanno accanto, oltre a danneggiare il pianeta che ci ospita.

Nonostante la situazione, per certi versi, sia migliorata rispetto al passato, c’è ancora tanto che si potrebbe fare attraverso politiche di sensibilizzazione e responsabilizzazione.

Ad esempio dare la possibilità di scegliere dei mezzi che rappresentino il bisogno collettivo e non quello individuale, tassare chi crea il traffico e fare opere di urbanizzazione che andrebbero a incentivare il trasporto sostenibile e non l’utilizzo dell’autovettura, come invece è stato fatto fino ad oggi.